Calcoli sbagliati, una bolletta da 383 mila euro. L’avvocato Chiaradia: «Reclami spesso inutili»
CANEVA. Un imprenditore che fa affari in Pedemontana nel 2015 ha denunciato Eni Power per una bolletta di 383 mila euro di consumi presunti. Quelli virtuali e non reali, ma da pagare.
Causa aperta (l’Eni ha chiuso il rubinetto del gas all’imprenditore nonostante le autocertificazioni sui consumi reali) e 12 mesi dopo, l’Authority ha comminato una multa di 14,5 miloni a Enel, Eni, Acea, Edison.
«Multa per fatturazione di consumi presunti, ritardata restituzione degli importi e degli interessi per consumi non dovuti – dice l’avvocato Francesco Chiaradia, il legale dell’imprenditore –. E per inadeguata gestione dei reclami: ma di queste sanzioni le società erogatrici del servizio se ne fanno un baffo».
Hanno creato flussi di cassa e fatturati enormi. «Servono anche per la distribuzione di “bonus” alla dirigenza – aggiunge Chiaradia –. Per non dire delle conseguenti alterazione delle risultanze contabili».
Secondo l’avvocato la sanzione dell’Authority è uno “zuccherino”, cioè una beffa per i consumatori. Ci sono circa 500 mila reclami nazionali – alcuni nel pordenonese – su somme rilevanti a titolo di “acconto? per consumi presunti.
«Questo capitava molti anni prima della denuncia alla magistratura dell’imprenditore pordenonese – continua Chiaradia –. A cosa servono quindi le Autorities e come si giustificano le laute retribuzioni percepite dai loro vertici? A nulla, se il loro compito istituzionale è quello di tutelare il mercato, prevenendo gli abusi delle società dominanti».
La previsione è di segno negativo. «Questo meccanismo inizierà da capo e fra una decina di anni sarà erogata un’altra sanzione alle compagnie dell’energia – ancora Chiaradia –. Quando i buoi saranno scappati dalla stalla». Intanto, i rimborsi delle somme addebitate in eccesso agli utenti non sono arrivati. «I reclami non sono stati correttamente gestiti – dice l’avvocato –. Che fine hanno fatto i reclami inviati all’Authority? L’entità dello sbilancio non pare noto all’autorità di controllo. Si è creato un “buco” nazionale fuori controllo: causato dall’inattività della stessa Authority di lungo periodo».
La scoperta? «Alcune delle società sanzionate (Enel energia, Eni) sono controllate dallo Stato – conclude Chiaradia –, Lo Stato percepisce i dividendi derivano da ricavi indebiti, cioè i consumi presunti».
Messaggeroveneto