Secondo i dati Eurostat, l’Italia è l’unico grande Paese a segnare un calo del costo del lavoro: -1,5% complessivo nel primo trimestre 2016, dovuto in gran parte al -3,9% di tasse e contributi. Ma anche gli assegni veri e propri sono in diminuzione
Una buona notizia per le aziende, una cattiva per i lavoratori: il costo del lavoro in Italia è sceso sensibilmente nel primo trimestre del 2016, rispetto a quanto accaduto nel resto d’Europa. Ma se è positiva la contrazione delle spese extra-salariali, cioè tutte le voci che vanno nel calderone di contributi e tasse, fa meno piacere scoprire che gli assegni veri e propri si sono ridotti dello 0,5%.
I dati di Eurostat raccontano infatti di un calo della retribuzione oraria in Italia – nel primo trimestre 2016 – dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2015. Secondo il Rapporto sul costo del lavoro, il salario orario in Europa è invece aumentato dell’1,7% tendenziale. L’Italia è l’unico grande Paese che segna un calo. Il Belpaese è anche in controtendenza per l’intero costo del lavoro: questo cala dell’1,5%, mentre aumenta nell’Unione a 28 membri dell’1,7%. Ad alleggerirsi sono soprattutto i “costi non salariali” (-3,9%), anche grazie agli sgravi contributivi. La voce include i contributi sociali versati dal datore di lavoro, più le tasse sul lavoro stesso al netto dei sussidi ricevuti. L’Italia era per altro reduce da una riduzione del 2,9% dei costi non salariali nell’ultimo trimestre 2015, quando il costo complessivo era sceso dello 0,7% (gli stipendi avevano segnato -0,2%).
Il calo del salario orario in Italia è più contenuto nel settore pubblico (-0,1%) mentre nel settore privato si registra un -0,7%. Il privato registra anche un calo significativo dei costi non salariali (-5,5%) che portano la riduzione complessiva del costo del lavoro tendenziale nel primo trimestre al 2%. Nella Pa nel complesso il costo del lavoro scende dello 0,4% mentre in Europa per lo stesso settore sale dell’1,5%. Se si guarda ai singoli comparti privati, è l’industria che segna il calo maggiore sia per il costo del lavoro nel complesso (-2,6% a fronte del +1,9% nell’Ue a 28) sia per il salario per ora lavorata (-1,4% a fronte del +2% in Ue). Nelle costruzioni si registra un calo del 3,1% del costo del lavoro trainato da un -8% dei costi non salariali (-0,9% il salario orario). Nei servizi, il calo del salario orario si limita in Italia allo 0,2% (+1,5% l’Ue a 28) mentre il costo del lavoro complessivo segna un -1,6%.
Il solo altro Paese Ue dove è nei primi tre mesi del 2016 è diminuito il costo del lavoro è Cipro, con -0,5%. Gli aumenti maggiori, invece, sono stati registrati in Romania (+10,4%), Bulgaria (+7,7%), Estonia (+6,9%), Lituania (+6,1%) e Lettonia (+4,7%). La dinamica debole per l’Italia (anche se tutto sommato isolata nel panorama europeo) riaccende l’attenzione sui timori della Bce di Mario Draghi che l’attuale stagnazione dei prezzi si riverberi in un congelamento dei salari.
Repubblica