Dopo Tercas e Caripe, nel mirino un’altra banca abruzzese. Il presidente Jacobini: «Contigue e senza sovrapposizioni». Le tappe verso la spa: «Assemblea a ottobre, abbiamo abbassato in maniera cautelativa il valore delle azioni da 9,5 a 7,5 euro»
«Quando mio padre mi parlava della crisi del ‘29, mi sembrava una cosa così lontana e irripetibile. E invece da metà 2015 in poi sono arrivate le 6 banche in crisi e i casi di Veneto Banca e Popolare Vicenza». Marco Jacobini, presidente della Banca Popolare di Bari, con il suo gruppo ha provveduto a mettere in salvo due di quelle 6 banche — Tercas e Caripe — prima che il Fondo di risoluzione lo facesse per le altre 4, Carife, Banca Marche, Etruria e CariChieti. Ma adesso la più grande popolare del Sud — che ha presentato un’offerta per la nuova CariChieti e sarà la prima in Europa a emettere crediti Npl con garanzia pubblica per la cartolarizzazione delle sofferenze (Gacs) — è arrivata a una svolta: la trasformazione in spa per adempiere alla riforma del governo Renzi. Senza quotazione in Borsa «perché in un momento così volatile non viene riconosciuto il vero valore delle banche».
Presidente, anche senza Borsa la trasformazione in spa non potrete evitarla.
«Abbiamo convocato l’assemblea ad ottobre per arrivare alla spa a dicembre. I nostri soci avrebbero preferito mantenere l’uguaglianza tra i voti che ha sempre contraddistinto le popolari, ma il nostro modo di essere non cambierà: banca di territorio e degli azionisti non sono in contraddizione».
Al di là della perdita del voto capitario, come hanno reagito i soci?
«Oggi abbiamo 70 mila soci e fino a metà 2015 abbiamo sempre garantito la commercializzazione dei titoli. Poi negli ultimi mesi dello scorso anno abbiamo registrato una caduta della domanda e da allora c’è una maggiore richiesta di vendite rispetto all’acquisto».
Quanto valgono le azioni? Chi sono i principali soci?
«Il socio con la quota più consistente è Aviva assicurazione, nostro partner industriale. E in questo periodo stiamo approfondendo i rapporti con altre società finanziarie. Quanto al valore delle azioni, fino al 2015 è stato stabile intorno a 9,5 euro e quest’anno, con un passo coraggioso, abbiamo deciso di abbassarlo in autonomia a 7,5 euro, in maniera cautelativa e in vista della spa».
I soci non avranno preso bene la riduzione del valore di circa il 20%.
«A tutti è chiaro ciò che sta succedendo sul mercato e che l’obiettivo è mantenere la banca solida. Il prezzo delle azioni, soprattutto di aziende non quotate, non dipende solo dai fondamentali di bilancio ma anche dal sentiment di mercato, oggi particolarmente negativo per le banche e ancor di più per le popolari».
Dopo Tercas l’offerta per la nuova Carichieti. Perché?
«L’istituto si sposa bene con Tercas: sono banche contigue e senza sovrapposizioni».
di Michelangelo Borrillo, Corriere della Sera