La proposta dell’ex monopolista è al vaglio dell’Agcom che dovrà pronunciarsi a metà luglio. Sul piatto la società di Piazza Affari ha messo anche la possibilità per i concorrenti di accedere alla rete con le proprie imprese di manutenzione
Telecom Italia mette per la prima volta nero su bianco come aprirà in modo totale la propria rete ai concorrenti. Lo si legge nella proposta che ha fatto all’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom), pubblicata il 18 maggio. Siamo alle battute finali di un percorso travagliato, finora costato a Telecom circa mezzo miliardo di euro solo negli ultimi tre anni, tra multe dell’Antitrust e contenziosi con gli operatori.
La proposta Telecom – ora in consultazione pubblica per 60 giorni prima della decisione finale di Agcom – comprende due aspetti.
Primo: Telecom comincerà a trattare gli utenti degli altri operatori perfettamente alla stregua dei propri (secondo il modello noto come “equivalence of input”: il cliente entra sulla rete nello stesso modo, qualunque sia l’operatore, con gli stessi procedimenti e percorsi).
Secondo: per la prima volta, i concorrenti potranno accedere alla rete con proprie ditte di manutenzione, in caso di guasti (“accesso disaggregato alla rete”). Finora hanno dovuto avvalersi di quelle Telecom. Fino a qualche anno fa, in precedenti gestioni, Telecom rigettava con forza tutte le ipotesi che andavano in questa direzione. Come fossero un attentato al dominio sulla sua rete.
Ma i tempi sono molto mutati. Si è arrivati a questo punto alla fine di un percorso doloroso per l’ex monopolista. E’ cominciato con una istruttoria Antitrust su pratiche di discriminazione messe in atto da Telecom ai danni dei concorrenti nel 2009-2011 e culminata con una multa da 103 milioni di euro. Tra l’altro, si trattava di ostacoli e ritardi nelle attivazioni degli utenti di altri operatori.
La proposta sulla equivalence of input mira a risolvere questo aspetto. L’accesso disaggregato alla rete si propone invece come cura radicale a un altro problema evidenziato dall’Antitrust nel 2013: le aziende di manutenzione facevano cartello per gonfiare i prezzi ai danni degli operatori alternativi e Telecom coordinava il tutto. A dicembre 2015 l’Antitrust ha deciso per una multa di 28 milioni di euro (di cui 21,5 all’ex monopolista).A questo si sommano i 400 milioni di euro che l’azienda ha accantonato per affrontare i contenziosi con gli operatori (a fronte della prima multa Antitrust), Fastweb, Wind e Vodafone. Con loro ha scelto di avviare una transazione economica (conclusa con Fastweb). Ancora a fine 2015 però i concorrenti accusavano Telecom di continuare a ostacolare l’attivazione di servizi agli utenti o la riparazione di guasti. Agcom ha avviato due procedimenti a riguardo (su cui Telecom ha presentato impegni); ce n’è in corso uno anche presso Antitrust.
La questione meritava insomma un approccio radicale per risolversi del tutto. A questa conclusione è giunta la stessa Telecom, a quanto risulta anche dalla riorganizzazione aziendale che ha avviato nel 2015. A novembre scorso ha riunito sotto una unica struttura tutte le attività che riguardano la fornitura di servizi ai clienti Telecom e a quelli di altri operatori.
Ci sono ancora alcuni aspetti da sistemare; tra l’altro, nell’ultima proposta ad Agcom Telecom mette sul campo due ipotesi: o gli operatori saranno del tutto autonomi nell’accedere alla rete con le proprie ditte di manutenzione oppure l’azienda conserverà un ruolo di coordinamento degli interventi. Sono tuttavia dettagli all’interno di un percorso che ormai sembra tracciato, verso un nuovo corso di apertura completa della rete alla concorrenza.
Repubblica