Con la Profilmec l’imprenditore è pronto a rilevare la divisione Ilva a Racconigi
È diventato il «re dei tubi» costruendo il primo con un rudimentale macchinario, in garage. A poco a poco quel garage s’è trasformato in un’azienda, adesso Giuseppe Bottanelli è a capo di Profilmec, uno dei gruppi (sede a Torino) leader in Europa nella produzione di tubi saldati. E ha presentato un’offerta per il settore tubi dell’Ilva, salverebbe così uno spicchio del gruppo siderurgico che si dibatte nelle sabbie mobili della crisi. Il tubificio Ilva ha sede a Racconigi, in provincia di Cuneo, 150 dipendenti, 100 milioni di fatturato con sette profile e tre linee di taglio. Bottanelli assicura l’assunzione di tutti i lavoratori e nessuna delocalizzazione. Lui possiede stabilimenti a Pordenone, Teramo e a Cuneo, a poca distanza dal sito controllato dall’Ilva. Nel 2015 ha realizzato un fatturato di 250 milioni di euro, la metà dall’export, con 500 dipendenti. «L’acquisizione», dice Bottanelli, «ci permetterebbe di rafforzarci tra i più importanti player al mondo nel settore dei tubi saldati, allargando la gamma produttiva nei tubi a caldo, un segmento ad oggi non presidiato». All’offerta di acquisto i commissari Ilva hanno risposto con interesse ma anche invitandolo eventualmente a unirsi a una delle cordate (Marcegaglia, Arvedi?) intenzionate all’acquisto dell’intero gruppo e probabilmente favorevoli a dismettere la parte relativa ai tubi. Come finirà? Lui sembra uno dei pochi imprenditori della siderurgia che guarda al marketing. Dice l’economista e consulente d’azienda, Riccardo Colombo: «Nella siderurgia europea esiste da sempre un problema di marketing: orientata al prodotto e alla materia prima, con una rete distributiva frammentaria e mal governata, abituata a servire i grandi clienti automobilistici, la siderurgia europea non riesce a essere «vicina» a quelli che potrebbero essere i settori utilizzatori più legati al territorio, quali le costruzioni e la meccanica. E questa debolezza spiega come la siderurgia europea soffra in modo così marcato della competitività sui prezzi. Si è arrivati alla fine di una lunga discesa; spetta all’industria reagire salvaguardando i livelli produttivi, avviando processi di concentrazione e innescando finalmente politiche di marketing». Bottanelli ha deciso di fare marketing anche col calcio. «Nel nuovo stadio di Torino, quello della Juventus», afferma, «ho affittato un palco con dieci posti dove invito clienti, fornitori e amici. Un bel biglietto da visita anche per chi viene dall’estero, dato che lì viene servito pure il pranzo». Sponsorizza inoltre una squadra di hockey su prato. Ha un solo hobby, il volo (ha il brevetto). Dice: «Mi piace volare sotto la portata dei radar, in altre parole fare tanto ma fare vedere poco. Così come nella vita, lavoro tanto ma detesto l’ostentazione, i risultati si raggiungono per sé e per gli altri, non per mettersi in mostra». Tra un viaggio in aereo e l’altro, ruotando la cloche, lui continua a sviluppare nuove tecnologie. I suoi tubi di precisione sono utilizzati nelle auto (dalle marmitte ai portabagagli ai poggiatesta), nelle biciclette, nei termosifoni, nei mobili, nei giocattoli, e così via. Questo self made man ha 69 anni, il padre era commerciante di generi alimentari e aveva 8 figli. L’anno dell’exploit è stato il 1996 quando rilevò per 10 miliardi di lire il 14% dell’ex azienda Falck di Vobarno, che un mese prima era stata acquistata da Mormingside, il gruppo di Hong Kong che fa capo alla famiglia Chan. Adesso vuole fare il bis con l’Ilva ma già detiene il 55% di quota-mercato mondiale del settore dei tubi complessi. Quella dell’acciaio è una delle industrie portanti di un Paese. Per questo va difesa e i casi di crisi (come l’Ilva) debbono essere attentamente valutati e risolti. La produzione italiana si è attestata nei primi tre mesi di quest’anno a 5,8 milioni di tonnellate, con un calo del 3,1% sullo stesso periodo dello scorso anno. La caduta rispetto al picco pre crisi si attesta a -33,3%. Le vendite all’estero sono ammontate a 2,7 milioni di tonnellate, con una contrazione dell’1% mentre le importazioni hanno raggiunto 3,5 milioni di tonnellate, con un incremento di circa il 10,5%. Vi è spazio per crescere. Bottanelli ci prova nella sua nicchia di mercato. Se il made in Italy dei tubi è famoso nel mondo il merito è anche suo.