Obiettivo resta il 50%+1. Il 35%+1 è solo soglia minima
Urbano Cairo non cambia i termini della sua offerta su Rcs ma, proprio mentre la partita per il controllo del gruppo del Corriere della Sera entra nel vivo, rende note nuove condizioni minime che potrebbe concordare con le banche al posto del congelamento sul debito, inizialmente richiesto fino all’approvazione dei conti Rizzoli 2017. Sempre ieri, inoltre, Cairo non ha mancato di replicare punto su punto alle critiche che gli sono piovute addosso da via Rizzoli, partendo da una prima constatazione di fatto: in Rcs «dicono che continuano a migliorare e intanto restano in perdita. Contenti loro… Negli ultimi cinque anni Rcs ha perso 1,3 miliardi, Cairo Communication ha distribuito ai soci 261 milioni di euro da quando è quotata». Non solo: «Dal 2012 a oggi, tra aumenti di capitale e conversione hanno raccolto 450 milioni di euro e con le cessioni come minimo altri 350 milioni. Nel 2012 avevano 850 milioni di debito. Quindi, oggi, dovrebbero avere 50 milioni di euro di debiti e invece, con la vendita dei Libri, saranno a 411 milioni. Dovrebbero avere bruciato cassa per almeno 360 milioni: se questo era nel piano, complimenti», ha aggiunto Cairo a margine dell’assemblea straordinaria che ha approvato col 78,3% dei voti favorevoli l’aumento di capitale al servizio dell’offerta di pubblico scambio-ops su Rcs (Cairo detiene una quota che sfiora il 73%). Gli errori di Rcs? «Mala gestione con risultati impietosi. Se l’ops andrà a buon fine, mi occuperò personalmente dell’azienda. Serve qualcuno che ci entri alle 7 del mattino ed esca a mezzanotte», ha sintetizzato Cairo. E se anche l’a.d. Laura Cioli ha annunciato l’altroieri «risultati in deciso miglioramento» rispetto al piano industriale 2016-2018 e confermato per quest’anno il ritorno all’utile, l’imprenditore alessandrino ricorda che Rcs ha fatto finora «piani su piani ma poi non li mette in pratica». In particolare, pesano gli errori di aver «ceduto quello che il gruppo non doveva cedere, di non aver tagliato a sufficienza i costi, di non aver sviluppato ricavi, in particolare tramite periodici e Giro d’Italia». Poi «ha venduto un immobile riaffittandolo con costi esorbitanti e alla fine chi ci ha rimesso sono stati i dipendenti, mandati via». Anche l’attuale cda non è «di altissimo livello. Ha bocciato l’ops senza neanche aver analizzato tutto il prospetto. Un cda dovrebbe fare gli interessi di tutti gli azionisti». A proposito di azionariato, Cairo con in mano il 4,7% di Rcs non ha spiegato ieri come mai la sua proposta incontri tanta resistenza, tanto più che «leggo che c’è un grande interesse per Rcs, ma prima della mia presa di posizione non mi sembra ce ne fosse molto». La partita si complica. Molti soci continuano a giudicare troppo basso il prezzo offerto da Cairo e il gruppo del Corriere della Sera ha annunciato un primo accordo con le banche per una rimodulazione del debito al 2019, ridefinizione che due istituti hanno già approvato mentre dovrebbero seguire entro mese le altre banche. Del pool fanno parte, tra le altre, Mediobanca e Unicredit, Ubi e Intesa Sanpaolo. Quest’ultima è advisor di Cairo tramite Banca Imi mentre Mediobanca non ha mai accolto con favore l’ops. Di suo, comunque, l’editore di riviste e di La7 conferma che «il prezzo resta quello e l’obiettivo è raggiungere una partecipazione al 50% più un’azione, anche se ho dovuto indicare alla Consob la disponibilità di accontentarmi del 35%+1». Allo stesso modo, ieri, l’editore piemontese ha indicato nuove ipotesi per cui potrebbe rinunciare alla moratoria del debito richiesta fino all’approvazione dei conti 2017. Sono tre i requisiti: se le banche vorranno ridurre ad almeno 12 mesi la moratoria sul debito oppure se l’accordo di ristrutturazione raggiunto dal cda Rcs sia accettabile o ancora se ci saranno banche tra gli istituti creditori o tra finanziatori terzi disposti a rifinanziare il debito o la parte del debito di quegli istituti non disposti a concedere la moratoria o la rinuncia alla facoltà di rimborso per il cambio di controllo in Rcs. Tecnicismi a parte, le nuove condizioni potrebbero rivelarsi utili per Cairo se una o più banche dovessero mettersi definitivamente di traverso ai suoi piani. Magari potendo sostituire quell’istituto più fermo su posizioni ostili. Ieri il titolo Cairo ha chiuso in borsa a -0,6% a 4,4 euro, quello Rcs a +1,83% a 0,611 euro.
Marco A. Capisani, ItaliaOggi