L’Eni ha un piano per le energie rinnovabili fatte in casa. Ne parla l’amministratore delegato, Claudio Descalzi, in un’intervista al Corriere della Sera. “Ora vogliamo promuove le energie rinnovabili – spiega – sfruttando le nostre potenzialita’. Questo non vuol dire snaturare il nostro core business di petrolio e gas, ma ribadire un impegno preciso sul fronte dell’ambiente”. “Nel solare – aggiunge Descalzi – potremo essere il terzo gruppo italiano”. Il piano prevede, tra Italia e estero, un primo passo da 420 megawatt in pannelli solari, che collochera’ l’Eni tra i primi tre produttori fotovoltaici italiani e tra i primi dieci in Europa.
L’Eni e’ pronta a partire in Asia, in Africa e in Italia. “Per i primi due progetti – spiega Descalzi – abbiamo gia’ stanziato l’investimento e partiremo entro fine anno per essere operativi entro fine 2017. Parliamo di Egitto, dove prevediamo fino a 150 megawatt, e di Pakistan, con altri 50 megawatt”. In prospettiva, partiranno progetti “in tutti i paesi dove abbiamo una base upstream, ma in particolare quelli nordafricani, come Libia , Algeria, Tunisia e poi Nigeria e Indonesia”. Per quanto riguarda l’Italia, “lavorando su Asia e Africa, ci siamo accorti di avere un grosso atout sul territorio nazionale. Nella Syndial ci sono 4 mila ettari di terreni, per lo piu’ bonificati, che sono gia’ recintati, sono vicini a nostri impianti e alla rete. Insomma, si tratterebbe solo di posare i pannelli solari. Da questo patrimonio abbiamo selezionato 400 ettari in sei regioni: Sardegna, Sicilia, Calabria, Puglia, Liguria e Basilicata. Partiamo prima con cinque progetti, poi con altri nove per un totale di 220 megawatt. Potremmo diventare il terzo produttore elettrico fotovaltaico e tra i primi dieci in Europa. Certo, considerando gli altri 3.600 ettari rimanenti abbiamo ulteriori grandi potenzialita’”. Per quanto riguarda gli investimenti, “abbiamo fatto i nostri calcoli senza contare i sussidi, che ormai non sono piu’ previsti dalla legislazione, e in Italia riteniamo di poter lavorare con un ritorno del 6-7%. L’investimento? Sempre in Italia partiamo con 200-250 milioni di euro. Tutto sommato non pochi per un settore che e’ sostanzialmente fermo e che potremo contribuire a ravvivare”.
“Non vogliamo creare un Enel due – precisa Descalzi – petrolio e gas restano la nostra attivita’ principale. Solo valorizzemo i nostri asset, produrremo energia per i nostri siti e poi venderemo anche sul mercato, perche’ no? L’Eni ha un milione e mezzo di clienti, che arriveranno a otto milioni considerando anche il gas. Insomma, l’impegno nelle rinnovabili puo’ essere considerato una sorta di startup, e in futuro non escludo che potremo coinvolgere qualche investitore e magari arrivare a un’Ipo”.
Sulla prospettiva di un futuro energetico senza petrolio o senza fonti fossili da oggi al 2050, Descalzi risponde: “Oggi, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, l’80% dei consumi di energia e’ ancora coperto dalle fonti fossili e al 2030 si scendera’ dall’80% al 78%. Non penso sia semplice svincolarsi dal petrolio. Sicuramente sarebbe piu’ utile liberarsi dal carbone, che nel settore copre il 41% dei consumi ma genera il 73% delle emissioni di Co2. Cio’ che realisticamente si puo’ fare oggi e’ creare maggior diversificazione di fonti e pensare a mix energetici piu’ sostenibili”. Gas e rinnovabili? “Si’, gas e rinnovabili”.