“Tollera le mie assenze” dice il giornalista, presto nel film Il diavolo ha fatto i cuochi
Si intitola Il diavolo ha fatto i cuochi il film diretto da Ettore Pasculli con Edoardo Raspelli nelle vesti di attore protagonista. Il noto conduttore di Mela Verde (ha terminato da poco la registrazione della 535ma puntata del fortunato programma) ci racconta come è nato il film che a suo dire, ha avuto una “gestazione lunga”.
Come mai ci è voluto tanto tempo per realizzare questo progetto?
«Tra i tanti danni fatti da Expo c’è stato quello di prosciugare le risorse di potenziali sponsor italiani interessati a co-produrre il film. Abbiamo impiegato due anni per riuscire a partire! Ma, finalmente, tra due settimane cominciano le registrazioni».
Nel film avrai il ruolo del protagonista…
«Interpreto un certo Goffredo Delle Rose, famoso critico gastronomico, paladino del Made in Italy. Le sue battaglie sono per le quattro T: terra, territorio, tradizione e talento. Anch’io, come lui, sono per il Made in ltaly. quello vero, per il latte italiano, per i salumi fatti con metodi artigianali nei mesi canonici, da animali nati, allevati e trasformati in Italia. Sono per i formaggi a denominazione di origine protetta, fatti in Italia con latte fresco italiano». «Un personaggio un po’ “scomodo”»
Ci puoi dire qualcosa della trama?
«Goffredo Delle Rose è la firma più importante di un giornale che, ahimè, è in cattive acque. L’arrivo di un nuovo editore col pelo sullo stomaco e convinto che Goffredo sia superato e che del Made in Italy non interessi nulla a nessuno porterà a vari colpi di scena. Inoltre ci sono anche delle storie d’amore e qualche scena passionale».
Dove verrà girato?
«Presso la famosa riseria Colombara di Piero Rondolino. a Livorno Ferraris, nel vercellese. Una tenuta spettacolare, che diventerà il set principale dove Goffredo Delle Rose scrive, lavora e mangia. Una cascina dal cortile quadrato, alla lombarda, con una corte che è più grande di quella del Castello Sforzesco! Una cascina monumentale che ha alcuni secoli di storia: c’è ancora la vecchia chiesa, la scuola e l’antico dormitorio delle mondine mantenuto intatto come un tempo».
Insomma, farai un tuffo nel passato?
«Si, farò rivivere la Storia. Parleremo dei gioielli dell’alimentare italiano: il latte, il grana, il riso. Questa riseria,
peraltro, produce il riso più importante nel mondo, che si chiama Acquerello».
Come si potrebbe definire Il diavolo ha fatto i cuochi?
«È un film gastronomico che si tinge di giallo! Ci saranno anche attori professionisti. Tra questi c’è un ragazzo down, nel ruolo di un bravo cuoco emergente».
Tu ti consideri un attore professionista?
«Io sono un dilettante prestato al cinema. Adoro, alla mia età, poter fare cose sempre nuove e poi sono anche vanitoso! Quando me l’hanno proposto, non me lo sono fatto ripetere due volte e ho accettato».
Si sa già quando sarà nelle sale?
«Lo si potrà vedere entro la fine dell’anno. E c’è persino l’idea di mandarlo a Venezia, ovviamente fuori concorso». Ma tu sei sempre così attivo, in perenne movimento?
«Sì. sempre. Forse perché, per natura, sono molto ansioso: non riesco assolutamente a stare fermo. Devo sempre fare qualcosa. Persino nei momenti di relax faccio qualcosa… Leggo moltissimo».
Da quello che ci dici questo film potrebbe avere una valenza educativa… Potrebbe essere portato in giro nelle scuole italiane…
«Penso proprio di sì. Quando i bambini italiani scopriranno cos’è una riseria, una cittadella dove un tempo vivevano mille persone, dove si nasceva, si veniva battezzati nella chiesa del borgo, si studiava e si moriva, rimarranno stupiti. Soprattutto pensando che, in fondo, si parla di una sessantina di anni fa! A quell’epoca non c’era ancora l’acqua corrente nella stragrande maggioranza delle case e i bagni erano fuori. Insomma, potranno rendersi conto degli enormi cambiamenti avvenuti in questo lasso di tempo».
E ora una domanda più personale: come riesci a coniugare la tua vita un po’ vagabonda con la famiglia?
«Grazie a mia moglie, che sopporta le mie lunghe assenze. visto che io non sono praticamente mai a casa, se non nei fine settimana. Per quanto riguarda i figli, il maschio, che ha 34 anni, vive ancora con noi, mentre mia figlia abita per conto suo».
Ci racconti un po’ dei tuoi esordi e della tua carriera giornalistica?
«Ho cominciato giovanissimo. Avevo solo vent’anni quando portai il mio primo articolo al Corriere della Sera… E me lo pubblicarono! E stato bellissimo, me lo ricordo ancora perfettamente. Un’altra data importante per me è il 26 luglio 1971, quando Giovanni Spadolini mi assunse al Corriere d’Informazione : giornata indimenticabile perché, in quel primo giorno di lavoro, mi occupai del delitto alla Cattolica, quando fu uccisa Simonetta Ferrero. Altra data indelebile nei miei ricordi è il 17 maggio 1972, quando fu ammazzato il Commissario Luigi Calabresi: io sono stato il primo giornalista ad arrivare sul posto. La svolta è arrivata nell’ottobre del 1975, quando Cesare Lanza, direttore dell’edizione del pomeriggio del Corriere della sera, mi ha incaricato di occuparmi della pagina dei ristoranti. Poi il 20 settembre del 1998 è cominciata “MelaVerde”. All’inizio dovevo solo fare l’inviato. Nel giro di poche puntate mi sono ritrovato nei panni del conduttore. E oggi sono ancora qui!»
Qual è, a tuo parere, il segreto del successo di MelaVerde?
«Innanzitutto i conduttori, che non “se la tirano”: siamo molto veri e la gente lo capisce. Siamo curiosi, golosi, umili e ci mettiamo sempre in gioco. Senza sprecare i soldi degli italiani, facciamo un programma che è molto visto e punta tutto sulla nostra Italia».
Mauro Caldera, Vero