La denuncia del consorzio Asti alla vigilia di Vinitaly: “Negli spumanti perso il 40 per cento a causa dell’embargo russo”. Appello della Regione a bar e ristoranti: “Servite bollicine nostrane”
Vale quasi un miliardo l’export dei vini piemontesi che però, ed è la prima volta da anni, segna una battuta d’arresto. Nel 2015 c’è stato un calo del 5 per cento nelle vendite di bottiglie oltre confine, scese a 965 milioni di euro. Lo stop è determinato in gran parte dal “crollo” di fatturato dell’Asti spumante: «Abbiamo perso quasi il 40 per cento a causa dell’embargo sul mercato russo — fa notare il presidente del consorzio Giorgio Bosticco — il vino non subisce “il blocco” dell’export, ma i nostri produttori non ne vendono più, perché hanno paura di non essere pagati a causa della crisi economica che l’embargo sta provocando ». Per le bollicine dolci anche il mercato interno non brilla, «perché va ripensata la comunicazione di questo vino — prosegue Bosticco — Bisogna insegnare agli italiani ad apprezzarne le caratteristiche e gli usi, tipicamente la domenica, in famiglia, con gli amici, a fine pasto con il dolce e con la frutta». Il rilancio deve passare da una strategia di promozione. Ne è convinto l’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero, che lancia un appello a commercianti e gestori di bar: «Servite qualche bolla piemontese, invece di offrire ai clienti sempre e solo Prosecco. I nostri spumanti sono migliori». Nei prossimi giorni l’assessore incontrerà Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Piemonte, per chiedere alle attività commerciali uno sforzo di promozione dei vini locali, soprattutto quelli che subiscono la maggiore concorrenza. «Facciamo sinergia, per evitare che, in otto casi su dieci, chi chiede un bicchiere di vino nei locali delle nostre città ne riceva uno che con il Piemonte ha niente a che fare». La “preghiera” di Ferrero arriva a pochi giorni dall’apertura del salone Vinitaly, dal 10 al 13 aprile, la più importante vetrina nazionale del settore, quest’anno alla cinquantesima edizione. Il Piemonte sarà presente con una folta truppa di produttori: oltre 600, quasi il 14 per cento dei partecipanti. In gran parte saranno ospitati nel padiglione 10, che riunirà realtà piccole e medie. Duecento piccole etichette, che non avrebbero potuto sostenere i costi della partecipazione, saranno ospitati in un’area di 400 metri quadrati, dove incontrare buyer internazionali con un calendario organizzato da consorzio Piemonte Land of Perfection e Unioncamere Piemonte. A 150 operatori da tutto il mondo faranno assaggiare i vini, per l’occasione serviti in abbinamento con altre grandi eccellenze gastronomiche locali: i formaggi Dop, come il Bra duro, il Gorgonzola, la carne di razza bovina piemontese, il salame Igp, la nocciola e il prosciutto crudo di Cuneo. «L’obiettivo è fare sistema con tutte le nostre produzioni, di cui il vino è la punta di diamante, ma non la sola», sostiene l’assessore. In calendario anche una mostra sui paesaggi Unesco, la festa per i 50 anni del consorzio Barbera e la premiazione del produttore Franco Roero ed è l’occasione per fare il bilancio dell’ultimo anno di viticoltura. Del calo dell’export si è detto — anche il Piemonte continua a rappresentare il 18 per cento del vino esportato — ma nel complesso il settore vale 1 miliardo e 600 milioni di euro, con quasi 2 milioni e mezzo di ettolitri imbottigliati. Nel dettaglio: 54 milioni di bottiglie di Asti spumante, 29 milioni di Moscato, 22 di Barbera, 13 di Barolo e 4,5 di Barbaresco.
La Repubblica