Il nuovo sistema di login ai servizi della pubblica amministrazione viene modificato dalla sentenza della giustizia amministrativa: non saranno solo tre gli operatori autorizzati
L’identità digitale dei cittadini italiani non può essere gestita soltanto dalle grandi società che abbiano un capitale sociale minimo di cinque milioni di euro: il Consiglio di Stato ha deciso così di correggere la linea del Governo sugli operatori a cui è stato delegato il servizio con cui accedere via web ai servizi della Pubblica amministrazione.
La decisione della giustizia amministrativa arriva a pochi giorni dal parziale debutto dello Spid (Sistema pubblico di identità digitale), operativo dallo scorso 15 marzo. Il requisito del capitale minimo aveva fatto sì che a qualificarsi come operatori autorizzati fossero stati soltanto InfoCert, Poste Italiane e Telecom Italia. La decisione è stata presa nella seduta dello scorso 21 gennaio e depositata il 24 marzo.
Altri operatori, rilevanti ma con un capitale sociale più contenuto, hanno fatto ricorso al Tar del Lazio per opporsi all’indicazione della Presidenza del Consiglio. Il Tar aveva dato ragione al ricorso degli operatori, rappresentati da Confcommercio, Assoprovider e Assintel, annullando parte del regolamento in discussione. Palazzo Chigi ha così portato il caso al Consiglio di Stato, che ha bocciato il testo e la disposizione come «irragionevole e illegittima».
Il requisito avrebbe nei fatti limitato «l’accesso al mercato di riferimento», con la «sicura conseguenza negativa di vedere escluse dal mercato stesso tutte le imprese del settore di piccole e medie dimensioni, quali appunto quelle rappresentate dalle associazioni ricorrenti».
Il Sistema garantirà l’accesso a circa 300 servizi, dal fisco alla sanità. Con lo stesso login – che si ottiene grazie ai tre operatori citati e in futuro anche ad altri – si potrà accedere ai siti web delle varie amministrazioni. Le tipologie di credenziali sono tre, distinte in base al tipo di servizio a cui si può accedere: un Pin invariabile, per le funzioni di base, una password dinamica, inviata tramite sms, per quelle che richiedono un livello di privacy più elevata e una smart card, per cui potrebbe essere richiesto un contributo economico, per quelle ancora più specifiche.
La Stampa