Così cambierà l’informazione secondo Campo Dall’Orto e Verdelli: il Tg1 conserverà un format classico con sorprese narrative, sildenafil il Tg2 punterà su moda e stili di vita, sale per l’ex Telekabul un futuro nazional-popolare. Meno edizioni, più spazio a Rainews
Ad ogni rete il suo tiggì personalizzato, a ciascuno la sua mission, però con qualche edizione in meno. E un po’ di Rainews per tutti. Prende forma il nuovo sistema dell’informazione Rai che l’ad Antonio Campo Dall’Orto sta mettendo a punto insieme al direttore editoriale Carlo Verdelli, intenzionato a far girare vorticosamente le lancette dell’orologio della Rai «rimasto fermo al Novecento». Il progetto è top secret, come tutto quanto accade a viale Mazzini con questa governance, eppure qualche corposo dettaglio filtra. E non di poco conto.
Addio Telekabul
L’idea di partenza è semplice: mai più lo stesso format di telegiornale scandito su tre reti, ma tre prodotti diversi, che rispecchino le caratteristiche dei tre canali. E dunque avremo un Tg1 istituzionale, secondo tradizione però con un tocco di moderno. Quello che resta il più visto, il vero momento informativo degli italiani, si svecchierà con accorgimenti tecnici, scalette destrutturate, sorprese nella narrazione. Il Tg2 diventerà sempre più un notiziario dei e per i giovani, interessato a costume, mode e società, agli stili di vita. Il Tg3 invece sarà attento alle grandi cronache del Paese, al territorio, alla gente. Meno radical chic e molto più nazional-popolare. Addio al modello Telekabul di Sandro Curzi e, siccome tutto ritorna, il prototipo ricorda quello di Biagio Agnes di fine anni Settanta. Infatti sarà più stretto il raccordo con le testate regionali. Una svolta «pop», nel senso letterale, che non dispiacerà al premier Renzi ma che probabilmente non farà felici i redattori della testata, non tutti almeno. E che certo non si addice a Bianca Berlinguer.
Taglio ai conduttori
Verrà quasi certamente ridotto il numero delle edizioni. Il Tg1 potrebbe perdere quella della notte, molto costosa e con il grosso dei servizi ripresi da quella delle 20, ma non è detto. Il Tg2 direbbe addio a quella delle 18.20 che fa il 2,3%, il Tg3 a una tra quelle delle 12 e delle 14.20, così ravvicinate. Punto interrogativo, per entrambe queste testate, sulle edizioni di mezza sera e della notte nel weekend , che cambiano spesso orario e fanno pochi ascolti. Qualche conduttore, per forza di cose, perderà il video e non la prenderà bene.
Notiziari flash
E veniamo a Rainews. La testata diretta da Antonio Di Bella (e dove qualche giorno fa si è presentata la Guardia di Finanza, stupore, ma era solo una visita di cortesia dell’ufficio stampa) diventerà un service multitasking per tutti i tiggì made in Saxa Rubra. Un’informazione veloce e a ciclo continuo che si affaccerà sulle tre reti con brevi flash concentrati. Di fatto, con questa impostazione, spariranno i famosi 7 microfoni in contemporanea: ai grandi eventi andranno un inviato del Tg1 e uno di Rainews. E vedremo come la prenderà il sindacato Usigrai.
Direttori a progetto
Quanto alle nomine dei direttori, c’è tempo. «Qualche mese», ha detto lo stesso Campo Dall’Orto. La triade al femminile Sarah Varetto, Lilli Gruber, Lucia Annunziata, circolata in questi giorni, a viale Mazzini-Saxa Rubra non viene presa troppo sul serio per motivi vari: contratti vincolanti, penali costosissime, profilo non imparziale e così via. Verdelli non ha riempito nessuna casella. Chiunque sarà nominato dovrà adattarsi al progetto. E all’idea che nessun direttore di tg conterà più come prima.
Giovanna Cavalli, il Corriere della Sera