L’imprenditore, search in manette insieme a Stefano Rentuccio, aveva fondato la compagnia aerea nel 2004 ma secondo gli inquirenti già l’anno successivo sarebbero cominciate le operazioni «sospette» che avrebbero portato poi alla bancarotta
Sono Antonino Pulvirenti e Stefano Rantuccio le due persone arrestate all’alba per ordine del giudice di Catania che indaga sul fallimento della compagnia aerea Wind Jet. Al termine delle indagini condotte dal comando provinciale di Catania e dal Nucleo di polizia Valutaria, la Procura ha chiesto e ottenuto le due ordinanze di custodia ai domiciliari, il sequestro di oltre cinque milioni di euro, e ha iscritto nel registro degli indagati una ventina di persone.
Le indagini Il coinvolgimento nell’indagine del patron della squadra di calcio cittadina, che aveva fondato la Compagnia aerea nel 2004, risale al luglio scorso quando fu formulata l’accusa di bancarotta fraudolenta dopo la scoperta di un passivo di oltre 238 milioni di euro. Secondo i dati acquisiti dai finanzieri le operazioni dolose sarebbero cominciate già nel 2005 tanto che già un anno dopo l’inizio dell’attività aveva perdite così ingenti da non poter operare sul mercato. Tra le operazioni finite sotto osservazione, la valorizzazione del marchio Wind jet, ceduto alla Meridi, società di gestione di supermercati dell’imprenditore, per un importo pari a 10 milioni di euro: una cessione che i magistrati ritengono però fittizia e anche per questo hanno chiesto e ottenuto la cattura.
I fondi scomparsi Le indagini della Guardia di Finanza hanno consentito di accertare che i fondi sottratti alla compagnia Wind Jet sarebbero stati trasferiti all’estero, in particolare in Francia, Svizzera, Regno Unito ma anche in America. Si è anche scoperto che grazie ad alcune consulenze “pilotate” le rimanenze di magazzino sono state sopravvalutate facendo salire il valore di trenta milioni di euro. Tra le accuse all’amministratore Rantuccio c’è aver simulato l’acquisto di pezzi di ricambio degli aerei, ma anche l’emissione di fatture per operazioni che in realtà non erano effettivamente quelle indicate nella documentazione contabile.
di Fiorenza Sarzanini “Corriere della Sera”