Alla Mattel ci hanno pensato per due anni prima di fare il grande passo e ora lanciano quella che è una vera rivoluzione: «Serve una visione più ampia della bellezza»
«Così sembri una Barbie» è la battuta che spesso ci si fa tra donne quando una è troppo perfettina, ampoule alla moda, magra come un chiodo senza un capello fuori posto. Un modo di scherzare che presto diventerà anacronistico perché Barbara Millicent Roberts, nata il 9 marzo 1959 nel Wisconsin, da giovedì 28 gennaio 2016 cambia forma. Non più sempre uguale: magra, alta e con le gambe lunghe. Un’icona di bellezza perfetta in cui ormai diventava sempre più difficile identificarsi. «Riteniamo di avere nei confronti delle bambine e dei genitori la responsabilità di riflettere una visione più ampia della bellezza», ha detto Evelyn Mazzocco, vicepresidente e direttrice generale di Barbie, da 20 anni in Mattel. «Io ho tre bambine — ha aggiunto — e so che c’è una connessione emotiva con la bambola perché le bambine giocano con Barbie anche per immaginare quello che diventeranno. Ci si fanno le storie».
Il progetto Alba Alla Mattel il progetto che si chiama Alba è considerato una sorta di rinascita del marchio ed è rimasto segretissimo fino ad oggi, il 28 gennaio, quando la nuova linea di bambole ha visto la luce. Neanche i dipendenti della Mattel sapevano cosa stavano facendo quando creavano quelle bambole diverse. Il cambio è veramente sostanziale: le differenze non sono più un problema, il mondo è bello proprio perché è vario e diverso. E soprattutto alla Mattel rivendicano un’impronta femminista per la bambola che è sempre stata considerata la rappresentazione della femminilità e della tradizione: «La Barbie — dice Kristina Duncan, vicepresidente del marketing communications — è sempre stato un modo per le bambine di vedere il loro futuro. Barbie ha dato voce alle pari opportunità per la prima volta come dirigente d’azienda nel 1985. È stata la prima a viaggiare nello spazio nel 1965, quattro anni prima che l’uomo camminasse sulla luna, e si è candidata alla presidenza per sei volte dal 1992. Le sue bambole impersonano 180 carriere professionali».
Il rischio Il cambiamento è stato molto ponderato. L’azienda ammette che qualche anno fa non sarebbe stato possibile: «Per 57 anni Barbie è stata al passo con i tempi — ha detto Mazzocco— ed è per questo che è sempre stata la fashion doll numero uno e un’icona a livello globale. Siamo entusiasti di lanciare queste nuove bambole. La varietà di silhouette e di stili permette ad ogni bambina di trovare una bambola che la rappresenti».
I test di gruppo Nei test di gruppo alle bambine la nuova bambola è piaciuta molto, soprattutto a quelle un po’ più grandicelle, mentre le più piccole sembrano prestare più attenzione ai capelli che alle forme. «Le differenze — dice Kimberly Culmone, vicepresidente di Barbie design — non sono più un problema. Questo è il mondo reale, siamo tutte belle anche se con i fianchi larghi e un po’ formose».
Le vendite Barbie è la fashion doll più famosa che sia mai stata prodotta. Il fatturato lordo globale è stato di 1,01 miliardi di dollari nel 2014. Ma le vendite sono legate al sapersi evolvere riflettendo il mondo che ci circonda: «Per questo se confrontate una bambola degli anni 50 con quelle di oggi vedrete che non c’è paragone. Tutto è cambiato — spiega Robert Best senior design director della Mattel —, a un certo punto abbiamo seguito la linea del politically correctness inserendo le diverse etnie. Ma senza il cambiamento di oggi la bambola prima o poi sarebbe diventata datata».
di Monica Ricci Sargentini “Corriere della Sera”