Il sottosuolo del parco di Tor Fiscale contaminato dalla presenza di rifiuti pericolosi. E’ la terribile scoperta che questa mattina hanno fatto i vigili di Roma ispezionando le gallerie dell’area verde a due passi dalla zona di pregio delle tombe di Via Latina, find tra via Tuscolana e via Appia Nuova. L’operazione, see che rientra nell’ambito del contrasto all’inquinamento ambientale, ha interessato grotte e cunicoli di interesse archeologico che venivano utilizzati illecitamente per lo smaltimento di rifiuti, e che negli anni sono state trasformate in vere e proprie discariche abusive sotterranee. Gli agenti, giunti sul luogo grazie ad accurate indagini su alcuni rottamatori e sul racket dello smaltimento dei rifiuti speciali, hanno riscontrato come le gallerie fossero utilizzate per ammassare scorie pericolose e cisterne di olii esausti. Addirittura sul terreno è stato rilevato uno strato oleoso profondo cinque centimetri, un accumulo che lascia pensare come l’area sia sfruttata da molto tempo per sversare e nascondere idrocarburi tossici. Secondo i primi rilievi e le prime indiscrezioni, infatti, i cunicoli venivano utilizzati come discariche anche da alcune aziende operanti nella zona, che avrebbero creato degli accessi al sottosuolo in forma completamente autonoma per smaltire i propri rifiuti industriali. Non solo. Nei 20-30 metri di profondità delle gallerie gli agenti della municipale hanno trovato anche cumuli di calcinacci e montagne di materiale da risulta. Insieme ai caschi bianchi presenti all’ispezione anche i tecnici dell’Arpa che ora dovranno studiare e valutare la gravità dell’inquinamento della zona e delle falde acquifere. Per monitorare meglio la vasta area i responsabili dell’agenzia regionale per l’ambiente hanno dovuto utilizzare anche dei droni per capire meglio la quantità di superficie interessata dalla contaminazione. Una volta compiute le analisi sui campioni prelevati e accertato il reato di inquinamento e disastro ambientale si procederà alla ricerca degli esecutori materiali. Con pene che vanno dai 2 ai 6 anni di reclusione.
Il Messaggero