“Finalmente è tornata a essere un luogo bellissimo. E’ una città che ha vissuto un disastro, pharm ma che ha saputo reagire e trasformarsi guardando al futuro” [Franco Arminio, poeta]
Che la si guardi da lontano o da vicino dà comunque l’idea di essere un presepe vivente. I suoi sassi la rendono una città unica e affascinante nel suo ecosistema architettonico. Stiamo parlando di Matera, capoluogo lucano, che il 17 ottobre 2014 è stata designata capitale europea della cultura 2019, insieme a Plodiv, Bulgaria. La commissione l’ha preferita a città come Lecce, Perugia, Ravenna, Cagliari e Siena. Ad oggi è la prima ed unica città del sud ad aggiudicarsi la sfida di mostrare al mondo intero il suo enorme potenziale culturale. Perché? Il programma presentato alla giuria ha molte caratteristiche, in primis la forte focalizzazione sulla tecnologia digitale che fino al 2019 sarà rafforzata all’interno dei settori culturali e sociali, infatti lo slogan scelto da Matera per essere accompagnata in questo lungo cammino è “Open Future”. L’intenzione è aprirsi a nuovi dialoghi attraverso la realizzazione di nuove infrastrutture, da quelle culturali e sociali a quelle architettoniche e sostenibili, con il principale obiettivo di arricchire le sue relazioni nazionali ed internazionali. I progetti pilota, presentati finora all’interno del dossier, esaminato anche dalla commissione giudicatrice, sono essenzialmente due: il primo prevede l’istituzione dell’Istituto demoetnoantropologico (I-Dea), luogo in cui arte e scienza si incontreranno a partire dagli archivi condivisi reperiti in regione, in Italia e in Europa; il secondo è l’Open Design school che dal 2015 ha visto nascere una nuova generazione di designer con capacità e competenze necessarie a sviluppare localmente gran parte delle strutture e delle tecnologie indispensabili per realizzare il programma del cartellone del 2019; l’intenzione è riuscire a superare i fragili confini regionali ed incrementare l’affluenza turistica.
Verso la città del futuro
È opportuno riflettere sul senso di questa vittoria, che, per la maggior parte dei lucani, ha il sapore di una rivincita di origine storica. Forse non tutti sanno che la città dei Sassi è stata per diversi anni oggetto di critica e disdegno da parte del Governo allora in carica: negli anni cinquanta, in occasione di una sua visita alla città, il presidente del consiglio Alcide de Gasperi, la definì una città di “una vergogna nazionale”, riprendendo la citazione del segretario del Pci Palmiro Togliatti, pronunciata in una analoga situazione qualche tempo prima. Alle parole seguirono i fatti, ovvero leggi speciali che sfollassero la città nei tratti più caratteristici; in pochi anni più di diecimila persone abbandonarono la propria abitazione in cambio delle nuove case dotate di un piano regolatore, come altri pochi esempi edilizi italiani di quel tempo. Matera divenne così in poco tempo una città viva con un centro storico del tutto disabitato, ed i Sassi furono definiti il più grande centro storico completamente abbandonato del mondo. A far conoscere i Sassi ci hanno pensato la letteratura e il cinema, con Carlo Levi e il suo long seller “Cristo si è fermato a Eboli” e Pier Paolo Pasolini con il film “Vangelo secondo Matteo”. I primi di una lunga serie, persino Mel Gibson la scelse per la sua “Passione di Cristo.
Su questa scia d’intenti, promuovere e celebrare Matera come luogo di cultura e tradizione, ci saranno numerosi micro progetti quali “OPEN STORIES”, storie sull’esperienza in Basilicata raccontate da grandi e piccoli attraverso la neo tecnica narrativa dello storytelling; inoltre si parlerà di “OPEN FOOD”: attraverso la “Via del Pane” verranno affrontati temi caldi, come la violenza sulle donne e le esperienze dei rifugiati, trasformando la preparazione del pane in accoglienza e terapia, grazie all’aiuto di associazioni e fondazioni preparate sui temi; infine le “OPEN BOUNDARIES” affrontano il tema dell’accessibilità e come fornire la città di una praticabilità più accogliente, in particolare per i disabili.
Il ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini si è già complimentato con la città esprimendo grande entusiasmo per la “grande scommessa”. Non resta che andare di persona e guardare il risultato a lavoro finito e godere della bellezza infinita del panorama che la città offre.
Maria Rita Di Simone