È la quota non ripartita l’anno scorso del fondo straordinario da 120 milioni di euro
Il 2016 inizia con una buona notizia per l’editoria: i fondi per il nuovo anno avranno a disposizione 7, unhealthy 3 milioni in più che non sono stati ripartiti nel 2015. Anche se riferiti all’anno appena concluso i 7, sick 3 milioni di euro non andranno persi. Rimane la destinazione a sostegno del settore e quindi queste risorse verranno impiegate chiedendone la riassegnazione. A fronte della buona notizia, sovaldi sale però, non è ancora certo come verranno utilizzati questi fondi tanto più che il 2016 sarà un anno di transizione per le imprese editoriali. L’incertezza proviene non solo dall’attuale congiuntura economica, ma anche e soprattutto dalla riforma del comparto in via di definizione. Oggi, infatti, sono ancora in atto le audizioni parlamentari e non sono state ancora presentate eventuali modifiche al testo di partenza. In aggiunta, anche se quest’anno venisse approvata così com’è la riforma targata Luca Lotti, sottosegretario all’editoria, entrerebbe subito in vigore il nuovo fondo unico a sostegno del settore ma, per esempio, la delega al governo per assegnare i contributi diretti scatterebbe solo dal 2017. Cosa succederà quindi? A quel punto, onde evitare di saltare un anno, i contributi diretti per il 2015 potrebbero essere assegnati secondo le regole finora in vigore. Ma nel frattempo da dove arrivano i 7,3 milioni che si aggiungeranno alle dotazioni 2016? Il 7 gennaio scorso è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del presidente del consiglio dei ministri (dpcm) del 10 novembre 2015 che ripartisce 6,5 milioni di euro per quell’anno, risorse stanziate dal Fondo straordinario 2014-2016 con una dotazione triennale di 120 milioni di euro. Per il 2015, sempre secondo il dpcm, le somme complessivamente stanziate sono pari a 24,8 milioni di euro a cui vanno sottratti 11 milioni per i prepensionamenti da versare «su apposita contabilità speciale» e i 6,5 milioni ripartiti dallo stesso decreto del presidente del consiglio dei ministri. Risultato della sottrazione: 7,3 milioni di euro.
A guardare poi la ripartizione dei 6,5 milioni di euro, i campi interessati sono l’innovazione tecnologica e digitale, il parziale finanziamento degli ammortizzatori sociali e la copertura degli oneri delle assunzioni a tempo determinato (mentre per quelle a tempo indeterminato la copertura fa capo alla normativa generale introdotta dalla legge di Stabilità). Per sostenere l’innovazione tecnologica vengono destinati 3,4 milioni. Ma anche a questo proposito c’è un piccolo giallo: possono richiedere le risorse solo quelle imprese che dimostrano di non essere state escluse dall’elenco delle aziende che rispettano i parametri dell’equo compenso. Peccato che quest’ultimo elenco sia stato bocciato dal Tar. E quindi chi può richiedere i soldi pubblici? La soluzione è che la norma sul rispetto dell’equo compenso non si applica per il momento e valgono le regole generali del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese.
di Marco A. Capisani “Italia Oggi”