Per i democratici che speravano in un “tradimento” dei grandi elettori repubblicani ai danni di Donald Trump si tratta di una débâcle senza appello. Il Collegio Elettorale ha infatti ufficialmente incoronato Trump nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America, certificando il risultato delle elezioni dello scorso 8 novembre. Con la netta vittoria al Collegio Elettorale il magnate ha spazzato via il tentativo disperato dei dem di bloccare la sua ascesa alla Casa Bianca. “Quello dei democratici è stato un tentativo, senza precedenti nella storia degli Stati Uniti – osserva Kyle Cheney su Politico – di fomentare la rivolta dei grandi elettori repubblicani e convincerli a non votare il presidente designato. Uno sforzo che è crollato miseramente e si è dimostrato fallimentare”.
Solo due dei 306 grandi elettori repubblicani, entrambi del Texas, non hanno votato per il neo-presidente: uno è stato quello, ampiamente annunciato nei giorni scorsi, di Chris Suprun, che ha scelto il governatore dell’Ohio, John Kasich. Il secondo voto negativo è arrivato, un po’ a sorpresa, da un elettore che ha votato per Ron Paul, esponente della corrente “libertariana” e non-interventista del Partito Repubblicano. Ironia della sorte, sono proprio gli altri 36 grandi elettori repubblicani del Texas che hanno portato Trump sopra la soglia necessaria per aggiudicarsi la vittoria. In conclusione, Il tycoon si è portato a casa 304 voti, un numero ben al di sopra dei 270 di cui aveva bisogno per diventare presidente. Per Hillary Clinton, invece, anche il voto del Collegio Elettorale è stato un vero e proprio incubo.
Ben otto elettori democratici – un numero record che mai si era registrato prima – hanno tentato di votare contro l’Ex Segretario di Stato: quattro nello stato di Washington e gli altri in Minnesota, Hawaii, Maine e Colorado. Di questi, cinque hanno effettivamente fatto mancare il proprio voto alla Clinton, poiché in Maine Colorado e Minnesota le leggi vigenti non consentono“tradimenti” di questo tipo. Il maggior numero di “elettori infedeli” si è dunque concretizzato nello Stato di Washington, dove tre dem hanno votato per l’ex segretario di Stato Colin Powell, al fine di convincere i repubblicani a convogliare i voti su di lui, mentre un quarto elettore – Robert Satiacum – ha votato per l’attivista nativo americano Faith Spotted Eagle, leader della protesta contro l’oleodotto in Dakota.
Nei giorni scorsi Satiacum aveva espresso parole pesantissime nei confronti di Hillary Clinton, definendola “un clow, una criminale, un ratto, un clone di Donald Trump”. Un quinto voto contro l’Ex First Lady è stato espresso infine nelle Hawaii, dove un elettore democratico ha optato per Bernie Sanders, il candidato della “sinistra” uscito sconfitto dalle primarie. Finora il maggior numero di elettori infedeli si era registrato nel 1808, con sei elettori che si opposero all’elezione di James Madison.
Il piano per sabotare Trump di una parte dei democratici
Le previsioni che suggerivano delle defezioni di massa contro il magnate si sono rivelate del tutto inconsistenti benché, come ha confidato a Politico un elettore democratico vicino ad Hillary Clinton, un piano per sabotare l’elezione del tycoon vi fosse: alcuni grandi elettori democratici erano pronti a sostenere un candidato repubblicano capace di raccogliere ampio consenso, più “fedele” all’establishment – come Mitt Romney – al fine di convincere i repubblicani a tradire Donald Trump: una strategia che, come spiega sempre Kyle Cheney su Politico, non sarebbe stata approvata dalla stessa Clinton.
“Capisco l’esitazione di Hillary Clinton – ha dichiarato un elettore democratico coinvolto nel piano per sabotare The Donald – ma credo che lei avesse la possibilità di mettere il bene del Paese sopra quello del partito, aiutandoci a fermare Donald Trump”. I sostenitori democratici del piano “anti-Trump” erano rimasti costernati dalle parole di John Podesta, intervistato domenica scorsa dalla NBC: in quell’occasione il Presidente della campagna elettorale dell’Ex Segretario di Stato aveva asserito che “i democratici che esprimeranno una preferenza diversa da quella della Clinton non risolveranno nulla e non cambieranno l’esito delle elezioni. Ci sono 37 elettori pronti a tradire Trump? Questo al Partito Democratico non interessa”.
L’ennesimo appello fallimentare delle star contro il Tycoon
Nelle scorse settimane democratici e sostenitori di Hillary Clinton avevano fatto rimbalzare online la petizione di Change.org, che invitava i grandi elettori repubblicani al “tradimento” e a non scegliere il magnate. Inoltre, in un video-messaggio pubblicato il 14 dicembre, l’organizzazione progressista Unite For America, si era rivolta ai grandi elettori invitandoli a boicottare il tycoon. All’iniziativa avevano partecipato 18 vip, da Moby, a Martin Sheen. Ma come accadde prima delle elezioni, anche questa volta l’appello delle star è caduto nel vuoto e la volontà degli elettori americani è stata fortunatamente rispettata: Donald J. Trump è il 45° Presidente degli Stati Uniti D’America.
ROBERTO VIVALDELLI, Gli occhi della guerra