Le banche sono titubanti sull’appoggio al piano. Voci di una uscita di Hogan e di un cambio al vertice
ROMA – Alitalia è preda di forti turbolenze e rischia di chiudere col botto il 2016. Un botto annunciato, coi soci spaccati, che sembravano sul punto di chiudere le questioni finanziarie con una stretta di mano. Ma giunti a un passo dall’accordo sul pesante debito, gli azionisti più importanti si sono divisi sulla governance della compagnia. Intesa e Etihad sarebbero pronte a finanziare la seconda fase del piano ma Unicredit invece non avrebbe ancora sciolto le riserve. Restano, infatti, le forti divergenze quando si parla del debito. Generali, ad esempio, valuta la situazione solo dal punto di vista di “obbligazionista” e non da quella di un socio a tutti gli effetti.
Nulla è deciso quindi ma gli scenari si fanno inquietanti al punto che da Abu Dhabui sarebbe partita una “missione” politica del governo diretta a Roma e con l’incarico di definire, una volta per tutte, la questione debito e rilancio.
Insomma, Alitalia ha due strade davanti a se: un oneroso rilancio del vettore, che potrebbe passare per un nuovo alleato europeo come Lufthansa o un gruppo di proprietà del ministero dell’Economia, oppure il fallimento. Etihad, in particolare, è nel mirino dei soci italiani che hanno creduto al progetto portato nel nostro Paese dai manager di Abu Dhabi. Un piano che ha clamorosamente mancato l’obiettivo: il debito è enorme e il pareggio operativo resta un miraggio. Ecco perché James Hogan, numero uno di Etihad, e Cramer Ball, ad di Alitalia, potrebbero fare un passo indietro visti i risultati ottenuti. Nelle ultime ore la tensione è addirittura cresciuta: Etihad – secondo indiscrezioni – non sarebbe più così interessata a mantenere un piede in Europa o almeno, il suo numero uno James Hogan da molti anni in sella, sarebbe sul punto di lasciare la compagnia araba e le conseguenze sarebbero catastrofiche in questo momento per Alitalia. Un colpo di scena che porterebbe nuovi contenziosi e un pericoloso avvitamento della trattativa. La soluzione, a questo punto, potrebbe prendere la strada di Palazzo Chigi che, digerito il cambio di governo, ha in mano gli strumenti per intervenire, sia sul fronte degli ammortizzatori sociali sia sui quello del salvataggio affidato a società del Tesoro. Oggi, infine, i sindacati sono stati convocati (è la terza volta in tre giorni) alle 18 dall’azienda. Loro saranno i primi a sapere quale sarà il destino di Alitalia.
Lucio Cillis, La Repubblica