Fondata nell’agosto 1989 da un emigrato lettone (deceduto lo scorso gennaio) conta di ottenere ancora l’autorizzazione dall’ente federale americano
La flotta, virtualmente, c’è. Il quartier generale pure. Così come sono pronti i piloti e gli assistenti di volo. Il sito web continua ad annunciare «innumerevoli collegamenti con l’Europa». La pagina Facebook si preoccupa di aggiornare ogni parvenza di novità. Una compagnia aerea vera e propria Baltia Air Lines — anzi: «il vettore più nuovo degli Usa» — un gallo come simbolo, uffici principali alla stanza 262.089 del Terminal 4 dell’aeroporto JFK di New York, ma base operativa all’hangar numero 1 dello scalo «Willow Run» a Ypsilanti, Michigan.
Nessun biglietto venduto
Peccato che non abbia due cose fondamentali: l’autorizzazione a operare come vettore commerciale e, di conseguenza, i passeggeri. Risultato: zero biglietti emessi. Da ventisette anni. Da quando — mentre a Berlino si preparavano ad abbattere il Muro — nell’agosto 1989 Baltia Air Lines era comparsa nel mercato statunitense annunciando collegamenti direti New York (JFK)-Leningrado (Pulkovo), l’attuale San Pietroburgo. Da lì il piano del fondatore Igor Dmitrowsky, un immigrato lettone, prevedeva un allargamento delle rotte a Kiev, Riga, Minsk, Tbilisi. Ma il via libera della FAA, l’ente federale americano per l’aviazione non è mai arrivato. Niente luce verde, niente autorizzazione al decollo con passeggeri a bordo del 37enne Boeing 747, niente collegamenti e getti d’acqua dai cannoni a celebrare gli atterraggi.
Le inchieste e il trasloco
Nel frattempo oscuri personaggi — incappati pure in inchieste federali per sospette operazioni di borsa — sono comparsi nella sua storia e, nell’attesa, il padre fondatore trovava il tempo di morire. «Non pensavamo servisse davvero così tanto tempo per la certificazione», spiegano dal quartier generale di Baltia Air Lines. «Possiamo certamente dire che si è trattato di un insieme di sfortuna, cattiva tempistica ma anche un atteggiamento negativo da parte della FAA». Ovviamente sono mancati anche i soldi, quelli necessari — secondo l’ente federale — a lanciare una compagnia aerea e a finanziare le diverse voci di spesa.
«Niente fondi, niente aerei»
Eppure bastava leggersi un articolo del 1991 del New York Times, che — raccontando questo nuovo progetto — sintetizzava la start up con un laconico «No funds, no planes: it’s Baltia Air!», niente fondi, niente aerei: è Baltia Air. In realtà la compagnia è stata a un passo dal suo primo volo commerciale, proprio un quarto di secolo fa. Il Dipartimento dei Trasporti aveva dato l’ok a volare verso Leningrado e Riga e da quest’ultima verso Kiev, Minsk e Tbilisi. Solo che allora la società non possedeva velivoli e non era stata in grado nemmeno di noleggiarli nonostante alcuni incontri con le più famose Cathay Pacific e United Airlines.
Quartier generale fantasma
Tempo dopo, e siamo nel 2009, il vettore compra finalmente il suo primo jet, un Boeing 747-200 di 38 anni. Nel 2010 ne acquista un altro, uscito dagli hangar trentuno anni fa, ma intanto decide di vendere il primo. Dopo i ripetuti «no» della FAA, Baltia Air decide di trasferire la base operativa da New York al Michigan perché i vertici pensavano fosse più facile ottenere le autorizzazioni di volo. Niente da fare. Il vettore spera ancora di iniziare a trasportare passeggeri «verso l’Europa». Come conta, magari tra mesi, di operare su jet nuovi. Ma intanto l’unico velivolo, il vecchio B747 con il gallo dorato sulla coda, giace inutilizzato in un centro di manutenzione in un minuscolo aeroporto del Michigan.
di Leonardo Berberi, Corriere della Sera