Grandi elettori
Con il termine di grandi elettori si è indicato, nel tempo, un gruppo selezionato e limitato di persone che hanno il potere di eleggere qualcuno a una carica politica o di potere.
Stati Uniti d’America
Negli Stati Uniti d’America sono chiamati grandi elettori (electors, in inglese) i delegati che si riuniscono poi per eleggere il presidente degli Stati Uniti. Essi sono eletti su base statale e il loro numero è 538, pari alla somma dei senatori (100, due per ogni Stato), dei deputati (435, assegnati proporzionalmente al numero di abitanti residenti in ciascuno Stato) e dei tre rappresentanti del Distretto di Columbia in cui si trova la capitale Washington (il XXIII emendamento prevede che il loro numero sia uguale a quello che spetterebbe se fosse uno Stato, ma comunque non superiore a quello degli elettori designati dallo Stato meno popoloso). Il Distretto della Columbia infatti non fa parte di nessuno Stato poiché i padri fondatori volevano evitare che uno qualunque dei tredici Stati che si federarono potesse essere in un qualche modo avvantaggiato per il fatto di avere sul proprio territorio la capitale federale (per questo motivo i residenti in questo territorio non eleggono alcun rappresentante al Senato e alla Camera dei rappresentanti). Per diventare presidente serve ottenere la maggioranza assoluta dei voti dei grandi elettori, ovvero 270.
L’elezione del presidente è quindi, tecnicamente, una elezione di secondo grado. Va rilevato che all’effetto distorsivo dovuto alla sottorappresentazione degli elettori del Distretto di Columbia (e alla sovrarappresentazione di alcuni Stati scarsamente popolati), se ne aggiunge un altro ben più rilevante che può portare ad esiti divergenti da quelli espressi dal voto popolare: dal momento che i singoli Stati possono legiferare con larga autonomia sul sistema elettorale locale, in gran parte di essi (tutti tranne Maine e Nebraska) i grandi elettori vengono assegnati in blocco al partito che ottiene più consensi in quello Stato, senza criteri di proporzionalità.
Ciò significa che il presidente che poi verrà eletto potrebbe non essere quello a favore del quale si sono espressi la maggioranza degli elettori statunitensi, eventualità storicamente realizzatasi in alcune occasioni: l’ultima di esse fu nel 2000, quando il candidato democratico Al Gore ottenne circa mezzo milione di voti in più rispetto al candidato repubblicano George W. Bush, ma tali consensi erano distribuiti in modo più uniforme sul territorio della Federazione così che il numero di grandi elettori democratici fu inferiore a quello ottenuto dai repubblicani.
Inoltre i grandi elettori di ogni Stato, benché si impegnino sulla parola a votare per il candidato vincitore, teoricamente potrebbero poi rifiutarsi di farlo, preferendogliene un altro: l’obbligo giuridico del vincolo di mandato esiste infatti solo in alcuni Stati, in cui l’eventuale infedeltà è vietata e punita penalmente, ma anche ove avesse luogo il voto non verrebbe invalidato. Se nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta dei voti dei grandi elettori (come successe nel 1820 e 1824), la scelta spetta al Congresso.
Il collegio elettorale degli Stati Uniti d’America (in inglese: United States Electoral College) è il corpo costituzionale che elegge il presidente e il vicepresidente degli Stati Uniti d’America.
L’elezione del presidente degli Stati Uniti e del vice presidente avviene, infatti, mediante una procedura di secondo grado come disciplinato dall’articolo 2 – sezione 1 della Costituzione statunitense e modificato nel 1804 con la ratifica del 12º emendamento e nel 1961 con la ratifica del 23º emendamento.
Secondo la procedura attuale, ogni quattro anni, vengono scelti 538 grandi elettori (electors, in inglese) su base statale, numero che deve essere pari al numero complessivo di membri del Congresso degli Stati Uniti che quello stesso Stato elegge. Poiché ad ogni Stato è concesso un numero di membri della Camera dei rappresentanti diverso e in proporzione alla propria popolazione – ma comunque almeno uno – e un numero fisso di due senatori il numero di grandi elettori varia da stato a stato, ma non è mai inferiore a tre. Tre sono anche i grandi elettori che hanno diritto di eleggere gli abitanti del distretto federale di Washington che, paradossalmente, fino all’approvazione del 23° emendamento, non appartenendo ad alcuno Stato erano esclusi da ogni procedura elettorale.
L’elezione dei delegati avviene il martedì successivo al primo lunedì di novembre nel cosiddetto Election Day. Ogni Stato è libero di determinare i criteri del sistema elettorale, purché diretto, con cui eleggere i propri grandi elettori. Quarantotto stati hanno optato per un sistema maggioritario secco detto winner-takes-all, per cui la lista di candidati che ottiene il maggior numero di preferenze viene eletta in blocco; solo Il Nebraska e il Maine hanno un sistema diverso.
I delegati votano a scrutinio segreto e senza vincolo di mandato parlamentare. Legalmente non sono tenuti a rispettare le indicazioni di voto della lista con la quale vengono eletti. Un controllo indiretto sul loro operato deriva dal fatto che l’elezione, sebbene sia a scrutinio segreto, si svolge nella capitale dei singoli Stati.
Il criterio che ha fissato la data dell’Election Day, così elaborato nella sua definizione: il martedì successivo al primo lunedì di novembre, è spiegabile con ragioni storiche. Fu cura dei padri fondatori della federazione garantire la massima partecipazione politica degli elettori della nuova Unione. Questi erano per la maggior parte proprietari terrieri – essendo l’accesso al voto anche legato al censo – i quali non potevano dedicarsi che in tardo autunno alla vita politica, dato il calendario dei lavori agricoli e la scarsa percorribilità delle vie di comunicazione in inverno. La Costituzione degli Stati Uniti rimanda ad una legge federale la determinazione di una data precisa e questa è stata fissata nel 1845 nei primi giorni di novembre cioè in un periodo in cui si presumono compiute le attività di raccolto e in genere legate alla agricoltura, ma in cui le condizioni meteorologiche sono ancora accettabili. La scelta di non votare di domenica è invece dovuto alla volontà di non interferire con le pratiche religiose del riposo festivo, molto sentite in ambiente puritano. Di domenica era inoltre da escludere che gli elettori si mettessero in viaggio per raggiungere i centri urbani sede di seggio; al viaggio a cavallo era quindi dedicato il giorno di lunedì, e il martedì successivo i cittadini avrebbero potuto compiere la loro scelta. Benché ora tali ragioni non siano più valide non si è mai considerato necessario modificare la data dell’Election Day.
Il motivo, invece, del perché non si voti “il primo martedì di novembre”, bensì “il primo martedì dopo il primo lunedì di novembre” si deve ricercare nella festività di Tutti I Santi, giorno festivo, nel quale si è pensato di evitare di fissare, come per la domenica, l’afflusso ai seggi dei cittadini americani. Forse ha influito anche la vigilia, Halloween, dedicata a scherzi, mascheramenti e vivacità nelle strade. Insomma, si può votare, nei vari anni previsti, dal 2 all’8 novembre.
I grandi elettori così designati si riuniscono quindi ciascuno nella capitale dei rispettivi Stati – non quindi in un unico grande collegio – il lunedì dopo il secondo mercoledì di dicembre e procedono alla elezione del Presidente e del Vice Presidente, o meglio esprimono i propri voti per uno dei ticket candidati alla presidenza degli Stati Uniti. Conclusa tale procedura della riunione viene redatto un puntuale verbale che viene inviato a Washington.
Il 6 gennaio il Congresso degli Stati Uniti a camere congiunte procede alla apertura della buste e al conteggio dei voti che ciascun grande elettore ha espresso. I candidati che raggiungono la maggioranza dei voti elettorali sono eletti alla carica di Presidente e Vice Presidente.
Il fatto che il candidato vincente sia già noto al termine dell’Election Day è dovuto al fatto che le liste di candidati a grande elettore nei singoli stati della federazione sono esplicitamente collegate ai candidati alla presidenza e vice presidenza. Ogni elettore cioè voterà per una lista che è espressione di un candidato del suo partito, e la vittoria di quella lista garantirà che i grandi elettori siano espressione del partito e ne voteranno i candidati alla presidenza e vice presidenza. Salvo in alcune rare eccezioni, non si verifica l’eventualità che un eletto in una lista di grandi elettori si sia poi rifiutato di votarne il candidato o addirittura ne abbia preferito l’avversario. Infatti nella costituzione non sono presenti obblighi per cui un grande elettore debba votare il candidato che rappresenta. In 26 Stati e nel Distretto di Columbia ci sono leggi statali che prevedono sanzioni amministrative o penali per l’elettore che non rispetta il proprio mandato (in Carolina del Sud, Carolina del Nord e Michigan è previsto l’annullamento del voto e la sostituzione del grande elettore), mentre in 24 Stati non ci sono leggi che obbligano il grande elettore.