di Cesare Lanza
Scommettiamo che Fabrizio Corona resterà un personaggio chiassoso e manterrà una certa sua particolare popolarità, soprattutto tra il pubblico meno colto e più influenzabile dalle cronache del detestabile star
System? Non scandalizzatevi, anch’io penso che, a livello giudiziario e morale, Corona sia difficilmente difendibile. Mi limito a una riflessione sul profilo umano. Ad esempio, dissento da Selvaggia Lucarelli, tanto perfida nella scrittura quanto educata e tollerante nella vita quotidiana. Selvaggia irride Fabrizio come un delinquente solo molto stupido, neanche un grande criminale. Propongo un approfondimento, avendo conosciuto Corona in alcuni programmi televisivi. Mi era simpatico (affabile, disponibile), ma non lo sopportavo: voleva imporre ciò che piaceva a lui, entrare in scena e uscirne secondo convenienza e vanità. L’ho seguito poi nei suoi exploit: le mutande gettate dal balcone alle sue fan, le banconote false buttate dall’auto mentre la polizia lo inseguiva, gli amori bisessuali (donne stupende ma anche un amante generoso come Lele Mora), il Tom Tom acceso durante la fuga in Portogallo. E gli anni di carcere, quando l’ho sostenuto pubblicamente: la pena, ineccepibile per i codici, era con evidenza esagerata per buon senso. E ora quelle occultate montagne di denaro. Uno stupido, Fabrizio? No: un folle infelice, disperato, ribelle fin dall’adolescenza, contro una eccellente famiglia. Devastato dalla voglia di provocazioni sgangherate ed eclatanti, incapace di rassegnarsi al ruolo di semplice testimone – fotografo – al seguito delle star. No! Voleva essere lui, un protagonista, a costo di autodistruggersi. E ancora ci proverà.
di Cesare Lanza, La verità