Masi si dà alle bollicine: preso il prosecco Canevel

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La società degli amaroni acquista la maggioranza dell’azienda trevigiana per un controvalore di circa 7 milioni di euro

masi_caramelMasi Agricola, l’azienda di vini conosciuta nel mondo per i suoi amaroni, ha acquistato il 60% di Canevel spumanti, società con sede a Valdobbiadene e specializzata nella produzione del Prosecco Superiore per un valore intorno a 7 milioni di euro. Ne ha dato notizia la stessa Masi, quotata a Piazza Affari, che prosegue così il percorso indicato con la quotazione sulla Borsa milanese. Masi ha rilevato nell’operazione anche il 60% di Società Agricola Canevel e di Canevel Spumanti Tenuta Le Vigne Società Agricola, entrambe con sede a Refrontolo (sempre nel trevigiano). L’acquisizione è stata finanziata interamente per cassa, “e considera anche il fatto che le tre società sono proprietarie di circa 26 ettari di terreni – di cui circa 15 ettari vitati – in zona Valdobbiadene Superiore DOCG”, specifica la nota.
A vendere sono stati i soci storici Carlo Caramel, Tatiana Milanese, Silvia Caramel, Roberto De Lucchi e Roberto Covre. “Al termine dell’operazione Carlo Caramel, figlio del fondatore Mario Caramel ed espressione di continuità con i valori di riferimento dell’azienda e del marchio Canevel, detiene il 40% del capitale delle tre società; Caramel è stato nominato Presidente del Consiglio di Amministrazione delle medesime e svolgerà anche la funzione di Brand Ambassador. Masi Agricola e Caramel hanno concluso, contestualmente al contratto di compravendita, un patto parasociale contenente le regole di governo societario e la disciplina del regime di circolazione delle partecipazioni nelle tre società oggetto dell’operazione”. Attiva dal 1979, Canevel vende sia in Italia e che all’estero (soprattutto Germania, Stati Uniti, Svizzera, Regno Unito, Austria) vini spumanti premium che le permetono di conseguire un fatturato di circa 4,2 milioni di euro e una produzione di circa 800.000 bottiglie. La filiera risale sia a vigneti di proprietà che – prevalentemente – a una rete di coltivatori locali.

Repubblica