di Cesare Lanza
Scommettiamo che… No, mi fermo subito. Oggi questa parola assumerebbe un significato inopportuno e irriverente: vi parlerò dell’assassinio, perpetrato dopo indicibili torture, del giovane Giulio Regeni. Ho in cuore una terribile certezza: non sarà mai accertata la verità – che è poi il valore fondamentale, in particolare, di questo giornale. Prevarranno opachi silenzi, sommessi ed evidenti compromessi, tra Italia ed Egitto, attenti al mantenimento dei reciproci interessi, più che a cercare giustizia, individuando i colpevoli.
Il Corriere della Sera ha pubblicato un educato, garbato articolo di Francesco Maria Greco, che a mio giudizio ha un solo merito, quello di proporre con chiarezza la questione, per stabilire l’indispensabilità di una scelta: fino a che punto sia opportuno fare pressioni sull’Egitto, e quali sarebbero i rischi, quali le conseguenze, quali i prezzi da pagare, per ottenere verità e giustizia?
Senza esitazioni, sono a fianco di Paola Regeni, mamma di Giulio: come cittadino e come padre, fiducioso che milioni di italiani la pensino come me. E ho le lacrime agli occhi, ogni volta che ricordo il suo strazio: il figlio era stato massacrato al punto che lei riuscì a riconoscerlo solo guardando il naso.
Dicono: sono tanti i barbari delitti rimasti impuniti, per oggettive difficoltà o per incapacità degli inquirenti. Ma qui c’è un valore primario: sono gli interessi (la ragion di Stato?) a lasciare nel buio le indagini. È un sogno essere governati, anche in Italia, da statisti come Churchill, la Tatcher, Lincoln, Roosevelt? Non si tratta solo di sentimenti: la difesa di nobili valori assicura, nel tempo, forza e autorità all’identità di un popolo. Purtroppo, la scommessa non esiste: noi ci rassegneremo, spero almeno con un po’ di vergogna.
di Cesare Lanza, La Verità