Ha preso il via ieri alla camera l’iter del disegno di legge per l’editoria, approvato la scorsa settimana dal senato con alcune modifiche rispetto al testo uscito in prima lettura da Montecitorio. In commissione cultura è cominciata la discussione generale, che dovrebbe concludersi oggi.
Il termine per gli emendamenti è fissato per lunedì prossimo per chiudere l’esame mercoledì 28 e portare il testo in aula il giorno successivo per l’approvazione.
Secondo il relatore Roberto Rampi (Pd), l’obiettivo «è arrivare al sì senza modifiche, in modo da approvare il testo in via definitiva. Il senato ha tenuto conto del bel lavoro di mediazione svolto alla camera, che ha consentito di trovare convergenze tra maggioranza e opposizione. Sono state apportate alcune modifiche che dovrebbero trovare, in molti casi, il consenso di tutte le forze politiche, ma anche se ci dovessero essere dei distinguo non credo che complicheranno la trattazione». Tra le modifiche introdotte da Palazzo Madama ci sono il tetto agli stipendi Rai («universalmente condivisa») e la concessione di servizio pubblico di durata decennale («ci saranno posizioni diverse, ma si tratta di un affidamento che esiste già»). L’estensione dei contributi alle tv locali era stata invece già oggetto di emendamenti alla camera non recepiti e quindi dovrebbe avere l’appoggio anche di forze dell’opposizione, come la Lega.
Per Rampi «è necessario arrivare in fretta all’approvazione perché è una legge che il settore, fortemente provato dalla crisi, aspetta da anni. Crediamo di aver svolto un bel lavoro, arrivando a un testo che riguarda tutto il sistema: dalle agenzie ai piccoli e grandi editori, oltre alle tv e al sistema di distribuzione». Ci sono anche alcune scadenze, in particolare per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti, oggetto di una nuova disciplina. Quanto ai contributi il governo ha otto mesi di tempo per i decreti attuativi ma secondo il relatore «bisognerebbe fare in fretta e tentare di approvarli entro la fine dell’anno».
Italia Oggi