Virginia Raggi ha ben altre rogne di cui occuparsi, anche se si diletta a perdere tempo senza costrutto, come nell’incontro con la collega sindaca di Torino, tanto sbandierato quanto superfluo: in ogni caso, fra i millanta problemi capitolini hanno spazio pure i gabbiani. Se ne era accorto il commissario Tronca, che lo scorso 7 aprile emise un’ordinanza per vietare di «distribuire alimenti ai colombi, gabbiani e altri animali appartenenti alla fauna selvatica su aree pubbliche». Lo scopo era di evitare che il cibo destinato a tali animali finisse per nutrire i voraci e diffusissimi topi (altro malanno che affligge la capitale, e di cui prima o poi i romani chiederanno conto alla sindaca). Sembra che all’origine della diffusione di centinaia e centinaia (c’è chi li valuta in migliaia) di gabbiani in Roma stia un salvataggio, compiuto nel lontano 1971, di una femmina di gabbiano reale, portata poi fra le otarie dello zoo, e accoppiatasi l’anno dopo con un gabbiano maschio selvatico di passaggio. Ne derivò una progressiva proliferazione, rivendicata con un certo orgoglio dall’autore primo del salvataggio, l’ultraecologista Fulco Pratesi, già deputato verde, il quale ricorrentemente ha modo di ricordare di essere stato lui a introdurre i gabbiani nella capitale. Così, come ben fece notare Cesare Lanza su ItaliaOggi («A Roma, gabbiani in picchiata», 24 maggio), si moltiplicano le incursioni di gabbiani e cornacchie, con assalti sia alle persone sia ai piccioni. Ne patì una colombella lanciata dalle finestre del papa: simbolo di pace, fu subito eliminata dal numero dei viventi. Si dirà che la questione gabbiani (e altresì roditori, topi, zanzare, piccioni produttori di guano in quantità, oltre ad animali vari) appare insignificante rispetto a sporcizia, trasporti, traffi co. Perfi no il rilascio di documenti comunali, carte d’identità in testa, nella capitale soffre tempi che viene voglia di definire incivili. Attenzione, però, a non far passare il problema fra quelli de minimis, di cui l’amministrazione capitolina potrebbe tranquillamente non occuparsi. La gente si lamenta, e con qualche fondamento, se vede in una piazza piccioni assaliti e massacrati da gabbiani metropolitani, cresciuti fuori del loro ambiente, o se per la strada viene minacciata da corvacci, e ancor più se assiste al passeggio di topi nelle vie della moda.
di CESARE MAFFI, Italia Oggi