Il Gup del tribunale di Milano, Manuela Scudier, ha rinviato a giudizio l’ex ad di Eni , Paolo Scaroni, e l’ex responsabile per Nord Africa dell’azienda, Antonio Vella, accusati a vario titolo di corruzione internazionale e dichiarazione fraudolenta dei redditi. Al centro della vicenda una presunta maxi tangente da 198 milioni di euro che sarebbe stata pagata in più tranche dal 2007 al 2010 al ministro dell’energia algerino, Chekib Khelil, e al suo entourage in cambio di appalti del valore di 8 miliardi di euro.
Il 2 ottobre 2015 Scaroni, Vella ed Eni erano stati prosciolti dalle stesse accuse da un altro Gup, Alessandra Clemente, ma il 24 febbraio scorso la Cassazione ha annullato la decisione, accogliendo il ricorso della procura di Milano e rimandando gli atti a un altro giudice di Milano. Il processo inizierà il 5 dicembre presso la quarta sezione del tribunale di Milano.
Il giudice ha, inoltre, mandato a processo gli imputati già a giudizio per le presunti tangenti per una seconda condotta corruttiva. In questo caso il processo riguarda l’acquisizione, da parte di Eni , della società canadese First Calgary Petroleums. Quest’ultima aveva come unica attività un giacimento di gas a Menzel, in Algeria, in comproprietà con l’azienda statale algerina Sonatrach, ma fu comprata per 923 milioni di dollari canadesi. Anche per loro è stata fissata la data del 5 dicembre.
Gli imputati già rinviati a giudizio, che oggi hanno visto aggiungersi una nuova contestazione, sono l’ex direttore operativo di Saipem , Pietro Varone, l’ex direttore finanziario prima di Saipem e di Eni in seguito, Alessandro Bernini, l’ex presidente e ad di Saipem , Pietro Tali, insieme a Farid Noureddine Bedjaoui, fiduciario dell’allora ministro dell’energia dell’Algeria e Samyr Ouraied, uomo di fiducia di Bedjaoui.
Anche in questo caso l’accusa è rivolta alla stessa Saipem , coinvolta come Eni in virtù della legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti. Il reato per cui sono già a processo tutti è quello di concorso in corruzione internazionale, mentre a Varone, Bernini, Tali Bedjaoui e Ouraied è stata contestata anche la dichiarazione fraudolenta dei redditi.
Nel processo già in aula davanti i giudici della quarta sezione penale del tribunale di Milano è imputato inoltre Omar Habour, considerato il riciclatore delle presunte tangenti. Nell’inchiesta, condotta dai pm Fabio De Pasquale e Isidoro Palma, era stato coinvolto l’ex presidente diSaipem Algeria, Tullio Orsi, che ha scelto la strada del patteggiamento, dopo aver trovato un accordo con la procura di Milano per una pena a due anni e dieci mesi e la confisca di 1,3 milioni di franchi.
I legali degli imputati danno per scontato che i due filoni andranno a riunificarsi, con quello già in corso per cui ci si aspetta a settembre un rinvio fino a dicembre. “Siamo certi”, ha affermato Enrico de Castiglione, legale di Paolo Scaroni, “della nostra innocenza e siamo convinti che anche il Tribunale lo riconoscerà come già aveva fatto il Gup nella prima udienza preliminare”.
Saipem prende atto della decisione di disporre il rinvio a giudizio anche nei confronti della società e confida di potere dimostrare nel giudizio di merito di primo grado, l’inesistenza dei presupposti per dichiarare la responsabilità amministrativa della società ai sensi del D.Lgs. 231/2001. Anche Eni si dichiara estranea alle condotte illecite.
Milamo Finanza