Il gruppo Bolloré ha fatto causa al canale televisivo France 2 chiedendo un risarcimento di 50 milioni di euro per aver mandato in onda una replica della puntata della serie Complément d’enquete (Supplemento di indagine) dedicata all’industriale bretone Vincent Bolloré e alle sue attività in Africa, che secondo il gruppo ha nuociuto ai suoi interessi commerciali.
Secondo un comunicato del gruppo, la messa in onda giovedì 21 della replica «arriva poche settimane dopo che era già stata trasmessa questa inchiesta totalmente ostile e di parte contro il Gruppo Bolloré, e rappresenta una volontà manifesta di danneggiare il gruppo denigrandolo gravemente». La trasmissione, intitolata «Vincent Bolloré, un amico che vi vuole bene?», ripercorre la carriera dell’industriale bretone, dal recupero dell’impresa familiare che produceva carta per sigarette Ocb in Bretagna alla costruzione di un impero diversificato passando per la sua presenza in Africa e il recupero di Canal+. «Per porre fine a questa campagna insidiosa» Group Bollorè «ha citato per 50 milioni di danni France 2 dinanzi al Tribunal de Commerce di Parigi». France 2 non ha voluto commentare.
Procedimenti del genere, nota Agence France Presse, sono piuttosto insoliti, anche perché è stato presentato al Tribunal de Commerce e non alla giustizia civile e potrebbe rappresentare un monito anche per altri media che desiderino occuparsi delle attività del gruppo.
In particolare, il gruppo Bolloré contesta la parte dell’inchiesta girata in una piantagione di olio di palma in Camerun, in cui viene intervistato un minore che viene presentato come lavoratore dipendente e altri che denunciano le condizioni di lavoro. Bollorè ha bollato come non veritiera la testimonianza, sostenendo di non avere responsabilità nella gestione della piantagione, posseduta dalla Socfin, uno dei più grandi produttori al mondo, di cui il gruppo è azionista al 39%. Analoga irritazione ha riguardato la parte riguardante Jacques Dupuydauby, un ex socio condannato dai tribunali spagnoli.
Il conduttore della trasmissione, Nicolas Poincaré, ha risposto alle accuse di Vincent Bolloré pochi giorni dopo la messa in onda, riguardanti la sequenza nella piantagione in Camerun, negando con fermezza che il giovane testimone sia stato pagato per mentire sulla sua età, così come gli altri intervistati.
Italia Oggi