Tassi ai minimi, stimoli in Giappone, trimestrali Usa migliori delle attese e Quantitative easing in atto: per i listini è un momento perfetto per il rally, nonostante i continui elementi di tensione. Ecco perché le valutazioni attuali iniziano a fare paura. La Bce si riunisce per la prima volta dopo la Brexit, occhi puntati sulla conferenza del governatore. Borse Ue incerte, Mps alle strette finali per il rafforzamento
Il supporto delle buone trimestrali Usa spinge di nuovo i listini in Asia e America ai massimi, mentre l’Europa guarda alla Bce di Mario Draghi che si riunisce per la prima volta dopo il sorprendente esito del referendum pro Brexit e nel mezzo di una fase di tensione geopolitica (vedi Turchia) e finanziaria (vedi banche italiane).
Oggi la Banca centrale europea riunisce il direttorio nel primo meeting dopo la scelta della Gran Bretagna di lasciare l’Unione europea, evento inatteso che ha aumentato il livello di tensione nella riunione pre-estiva dell’Eurotower. Come ha fatto la Bank of England, che non ha tagliato i tassi o introdotto nuovi stimoli rimandando ogni decisione ad agosto, l’aspettativa dei mercati è che anche i banchieri della Bce decidano di prendere tempo. Draghi ha già spiegato che la Brexit sarà un fattore di rallentamento della ripresa europea, indicando così che probabilmente una reazione della Bce sarà necessaria. Secondo gli economisti interpellati da Bloomberg, per il momento il programma d’acquisti starà a 80 miliardi al mese, con possibili nuove misure da prendere nella riunione dell’8 settembre. Allora, probabilmente, si decreterà un’estensione del programma oltre la scadenza indicativa del marzo 2017. Il risvolto negativo potrebbe esser la scarsità di bond da acquistare: secondo le regole del Qe, la Bce non può mettere in portafoglio strumenti con rendimenti negativi più di quanto lo sia il tasso sui depositi. Ma, complici le tensioni dopo il referendum britannico, i rendimenti dei titoli tedeschi sono finiti sempre più in basso e rischiano di essere insufficienti quelli a disposizione dello shopping di Draghi. Da monitorare anche eventuali indicazioni sulla salute delle banche, italiane in particolare, in vista degli stress test del 29 luglio.
I listini europei aprono in cauto rialzo. Milano segna un progresso dello 0,2%, ma le banche restano contrastate. Francoforte sale dello 0,3%, mentre Londra e Parigi sono a ridosso della parità. Occhi puntati come sempre su Mps, giunta allo scatto decisivo per la vendita delle sofferenze al fondo Atlante e il rafforzamento di capitale: si cerca di organizzare un’operazione di mercato, ma con la garanzia pubblica sul buon esito.
Da Wall Street, intanto, la pubblicazione dei conti sta offrendo spunti positivi per gli investitori, tanto che le azioni globali sono arrivate ad aggiungere 5mila miliardi di valutazione rispetto ai minimi toccati nei due giorni dopo il referendum britannico di fine giugno. Fino ad ora, quattro su cinque aziende che rientrano nello S&P500 hanno battuto le stime di profitti: “Abbiamo trimestrali migliori delle attese, probabilmente forti stimoli fiscali in Giappone, tassi d’interesse ai minimi per assorbire gli shock macroeconomici che si presentano e un vasto programma di Quantitative easing“, sintetizza Chris Weston di Ig all’agenzia Bloomberg, spiegando perché ci sono tutti gli elementi perché i listini siano euforici, nonostante le continue botte di tensione che arrivano dalle cronache di tutto il mondo. “Se non è questo un clima ideale perché i mercati vadano in rally, non lo faranno mai più. La preoccupazione riguarda ora le valutazioni, che sono veramente elevate”.
Cambio euro-dollaro in leggero rialzo, con la moneta del Vecchio continente che scambia a 1,1031 biglietti verdi. Il paniere Bloomberg Dollar Spot Index – che traccia il biglietto verde contro le monete concorrenti principali – è comunque vicino ai massimi dallo scorso maggio. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi è stabile in area 125 punti base, con il decennale italiano che rende l’1,26% sul mercato secondario. L’agenda macro odierna, Bce a parte, segnala il miglioramento del clima di fiducia tra le imprese francesi a luglio: torna a 102 punti, lo stesso livello di maggio, guadagnando due punti su giugno, ed è superiore rispetto alla media di lungo termine (100). Attesa per le vendite al dettaglio britanniche. Ricca quella Usa, con i sussidi di disoccupazione, gli indici della Fed di Chicago e Philadelphia, il superindice dell’economia e la vendita delle case.
In mattinata, la Borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo con l’indice Nikkei risalito a 16.810,22 punti a +0,77%. A spingere gli acquisti ci sono i piani governativi, filtrati dalla stampa nipponica, per i quali si potrebbe pensare a un programma di stimoli fiscali da ben 187 miliardi di dollari. L’indice Msci Asia Pacific ha aggiornato il suo massimo dell’anno, grazie al recupero della Borsa di Hong Kong che ha annullato le perdite da inizio 2016.
La seduta di ieri a Wall Street è dunque finita in rialzo: per il Dow Jones (+0,19%) è stata la nona di fila in positivo (la striscia temporale più lunga da tre anni) e la settima consecutiva da record. Anche l’S&P 500 (+0,43%) ha raggiunto un livello senza precedenti con il settore tecnologico che ha vissuto la giornata migliore in 16 anni. Il Nasdaq (+1,06%) invece ha terminato sui massimi del 2016, grazie alla corsa dei titoli biotecnologici. Tra le materie prime, quotazioni in leggero aumento per il petrolio, con il Brent a +0,42% a 47,37 dollari al barile ed il Wti a +0,33% a 45,9 dollari al barile. L’oro è in lieve rialzo (+0,14%) in Asia a 1.317,81 dollari l’oncia.
Raffaele Ricciardi, La Repubblica