Intermediari finanziari e consulenti sempre più spesso contattano Bankitalia – in particolare la sua unità Uif – per segnalare operazioni sospette, che autorizzano a pensare al riciclaggio, alla criminalità mafiosa, all’evasione fiscale, addirittura al sostegno al terrorismo. Proprio l’Uif – l’Unità di informazioni finanziarie – ha contato oltre 82 mila segnalazioni nel 2015 (con un aumento di 10 mila rispetto al 2014). E in questo 2016 siamo già a quota 50 mila.
Ci sono poi i pentiti. Persone o aziende che accettano di segnalare il possesso di loro capitali all’estero. Ma anche in questo caso intermediari e consulenti segnalano operazioni sospette: circa 7 mila nel 2015 e oltre 10 mila nella prima parte del 2016.
Nel suo rapporto annuale, l’Unità parla di una “maggiore consapevolezza degli operatori sui rischi di compromissione”, anche se resiste “un’ampia zona grigia di soggetti” che si tura il naso perché pensa che il denaro – qualunque sia la sua provenienza o destinazione – “non puzza”.
Ora, l’Uif ha affinato i suoi strumenti di analisi e sempre più spesso riesce a intercettare canali di finanziamento alla mafia. Questa è la buona notizia. La cattiva è nella scarsa collaborazione della Pubblica Amministrazione, un osservatorio privilegiato che pure non partecipa efficacemente all’azione di “prevenzione e contrasto”. Sono state appena 21 segnalazioni nel 2015 e 7 nel primo semestre 2016, “malgrado l`emanazione
nel settembre 2015 di specifici indicatori di anomalia per agevolare l`intercettazione delle operazioni sospette”.
Anche per questo “la corruzione rappresenta ancora uno dei fenomeni illeciti più allarmanti e pericolosi cui è esposta l’Italia”.
Repubblica