La testata si finanzierà con pubblicità e contenuti sponsorizzati e punta alla versione cartacea. Partenza solo online in partnership con l’editore Busso
Dal prossimo autunno Challenges, il primo settimanale economico francese (controllato, dal 2014, dal gruppo Le Monde che l’ha rilevato dall’editore dell’Obs), ha un concorrente potente e di gran fascino (per lettori e inserzionisti). E con cui dovrà confrontarsi anche per la sua offerta di lettura più importante: la classifica annuale dei più ricchi di Francia.
Perché a insidiarlo sarà il campione globale di questi rating dei miliardari di tutto il mondo, il mensile americano Forbes, che si prepara a sbarcare in Francia, a ottobre, con un sito internet d’informazione economica su tutta l’area europea che utilizzerà l’enorme patrimonio di contenuti del portale www.forbes.com arricchito, si capisce, con i contributi di una redazione parigina con collaboratori, blogger, esperti di economia e una dozzina di giornalisti.
Poi, se tutto andrà come immaginano i vertici del colosso americano, si passerà all’edizione cartacea che si aggiungerà alle tante pubblicate in tutto il mondo e affidate a editori locali che pagano una royalty per l’utilizzo della testata.
È lo stesso modello che il gruppo Forbes applica all’edizione francese: il sito sarà realizzato, infatti, dalla società 360 Business Media di Dominique Busso, un editore specializzato nella cosiddetta editoria tecnica online. «Forbes è un traino straordinario per lanciare un sito di economia che dovrà raccontare il meglio dell’imprenditoria francese in un momento in cui la sua immagine mi sembra appannata e non all’altezza delle sfide globali», annuncia l’editore-licenziatario Busso.
Il sito (il cui indirizzo sarà www.forbes.fr) parte da un bacino di 800 mila lettori francesi già registrati sul portale della casa madre. L’obiettivo è 2 milioni di «visitatori unici» entro il 2019. Si finanzierà, ovviamente, con la pubblicità tradizionale del web ma anche fornendo contenuti giornalistici agli inserzionisti secondo quella formula del «branded content» che in Usa rappresenta una voce importante del bilancio di molte testate. In questo senso l’esperienza di un editore come Busso che lavora in quella che in Italia si chiama «stampa tecnica» sarà fondamentale per arrivare al break-even. Non si vive di soli banner.
di Giuseppe Corsentino, Italia Oggi