Aci Europe, associazione degli scali del Continente, vede rosa e disegna il futuro: un 2016 dai grandi numeri con low cost e marchi Usa e dal Golfo che terranno in quota il comparto. I voli da “punto a punto” sono il futuro, le strutture più grandi sempre meno strategiche. I passeggeri annui sono 2 miliardi
L’Europa muove quasi 2 miliardi di passeggeri l’anno, 100 milioni in più nel 2015 rispetto al 2014. Un nuovo record che secondo Aci Europe, l’associazione degli scali Ue, porterà a breve ad una nuova mappa nelle preferenze dei passeggeri. Un mondo in costante movimento che inizia a vedere grossi cambiamenti all’orizzonte: il settore tira e nonostante gli attacchi terrostici – in particolare quello all’hub di Bruxelles, che ha causato un calo netto di oltre due milioni di passeggeri – il mercato progredisce: nei primi mesi del 2016 siamo a +6,4%, contro +6,9% previsto.
Le previsioni di Aci scommettono su una crescita della domanda interna al Vecchio Continente, con le compagnie low cost pronte ad accrescere la loro capacità e posti disponibili in vista di una crescita delle proprie quote di mercato. In questa ottica e in vista di cambiamenti che coinvolgeranno tutto il settore, i voli intercontinentali sembrano non attrarre più come un tempo l’attenzione dei viaggiatori con la testa tra le nuvole. Si preferiscono, per motivi legati al terrorismo ma anche al risparmio, mete meno esotiche ma pur sempre attraenti all’interno dell’Europa. Uniche eccezioni sono i collegamenti con il Medio Oriente e Nord America da dove le compagnie del Golfo e Usa continuano a sfornare offerte allettanti da e verso l’Europa.
Secondo Olivier Jankovec, direttore generale di Aci Europe “il traffico crescerà ancora grazie alle migliori condizioni economiche e ai prezzi sempre contenuti del petrolio”. Il sistema, dunque, marcia ad un buon regime e i numeri confortano: gli indici relativi al ritorno sul capitale investito sono in media buoni (il 7,2%), con picchi del 12,2% negli aeroporti emergenti che vivono una stagione d’oro. Il settore resta, però, sotto pressione: i gestori fanno fronte a costi in calo del 6,7%, ma anche a ricavi saliti solo marginalmente in proporzione e solo dell’1,6% a causa della fortissima concorrenza. Nel complesso, oltre la metà degli scali (il 51%) è fonte di perdite. Percentuale che sale al 77% quando si analizzano i dati relativi agli aeroporti con meno di un milione di utenti all’anno.
Ma c’è un fenomeno sempre più marcato a scompaginare il mercato degli hub più importanti: le connessioni da punto a punto, quelle care alle low cost, stanno prendendo sempre più piede. Un fenomeno che sta erodendo quote alle strutture aerportuali tradizionali. I collegamenti indiretti e quelli che passano per gli scali maggiori non seguono il trend e non crescono di conseguenza come in passato (solo un timido mezzo punto medio), mentre gli scali meno noti o snobbati un tempo dalle rotte più gettonate, oggi vivono momenti di gloria.
In ogni caso i leader – nonostante il calo – restano Francoforte, Amsterdam-Schiphol and Parigi-Charles de Gaulle. Ma la crescita più forte avviene ormai negli scali medio-piccoli. Questo cambio di prospettiva sta mutando la stessa geografia degli aeroporti e la loro distinzione tra “grandi, medi e piccoli”. Il mercato, insomma, comincia oggi una nuova fase di assestamento.
Repubblica