Google vince su Oracle: l’uso di Java nello sviluppo di Android non è stato illegale
29 Maggio 2016
La battaglia è stata vinta da Google. La società di Mountain View non ha sfruttato illegalmente le API di Java nello sviluppo di Android evitando così una multa che avrebbe potuto raggiungere i 9 miliardi di dollari. Dopo due settimane dall’inizio della bagarre legale contro Oracle (ma la guerra va avanti da 6 anni eil primo verdetto, nel 2014, è stato a favore di Oracle), che dopo aver acquisito Sun Technologies è divenuta la proprietaria di Java, il giudice William Alsup ha dichiarato che l’utilizzo delle API di Java che Google ha sfruttato senza promesso da parte di Oracle è coperto dall’equo utilizzo e di conseguenza non c’era bisogno di alcuna licenza: Big G non ha dovuto chiedere il permesso a Oracle e non ha violato alcun diritto d’autore. Le reazioni alla sentenza sono ovviamente opposte. Google ritiene che “il verdetto secondo cui Android ha fatto un equo utilizzo delle API di Java rappresenta una vittoria per tutto l’ecosistema di Android, per la comunità di programmazione di Java e per gli sviluppatori software che fanno affidamento sull’utilizzo libero e aperto dei linguaggi di programmazione per realizzare innovativi prodotti per consumatori”.“Crediamo fortemente che Google abbia sviluppato Android copiando illegando una parte fondamentale della tecnologia Java per affrettarsi ad arrivare sul mercato mobile” ha commentato Dorian Daley, consigliere generale di Oracle. “Crediamo che ci siano diversi punti su cui fare appello e porteremo nuovamente questo caso di fronte alla Federal Circuit in appello”. Oracle continua a credere che l’utilizzo delle API di Java da parte di Google stia stato illegale e ricorrerà in appello. IBTimes Italia/Marco Serra. Insomma, forse non è ancora finita: Oracle ricorrerà all’appello per far valere la sua posizione, ma molti analisti sostengono che ribaltare questa decisione sarà quasi impossibile. Google ha inoltre un’altra preoccupazione legale ancora in atto: l’accusa della Commissione Europa di aver abusato della posizione dominante di Android per dare vantaggio ai propri servizi, ossia le applicazioni che sono preinstallate da ogni produttore (Maps, Hangouts, Chrome, etc.), rispetto alla concorrenza.In questo caso, la multa potrebbe arrivare a 7 miliardi di dollari, ma c’è di più: qualora Google fosse ritenuta colpevole, sarebbe obbligata a cambiare modus operandi e ciò potrebbe cambiare lo scenario software su Android permettendo ai produttori di scegliere completamente le app da preinstallare. Il che, per esempio, darebbe strada libera a Microsoft, che possiede un ricco catalogo di servizi su Android.