Il neopresidente Rossi: io liberista credo nella trasformazione delle popolari
Scusi professore, come è finito a presiedere il consiglio di sorveglianza di Banca Popolare di Milano, per di più su indicazione della lista dei pensionati e dei dipendenti? La domanda è rivolta a Nicola Rossi, che nelle biografie ricorre come «consigliere economico di D’Alema» nonostante siano passati 18 anni e nel frattempo abbia fatto molto altro. Parlamentare dell’Ulivo e del Pd è poi passato al gruppo misto e infine nel 2011 ha presieduto il think tank liberista Bruno Leoni. «E’ stata una chiamata inattesa – risponde – Ho visto però un’opportunità per dare un contributo alla trasformazione della Bpm in Spa. Sono convinto che la riforma di Popolari e Bcc sarà quella che inciderà di più nel rapporto tra credito ed economia reale».
Dipendenti e pensionati sapevano che ha diretto un pensatoio liberista?
«Penso di sì. E comunque sono sempre lo stesso del Bruno Leoni e all’assemblea del 30 aprile ho detto cose di cui sono convinto. Chi mi ha chiamato cercava di superare l’approccio difensivo davanti alla trasformazione in Spa ed ha pensato che fossi la persona giusta. Penso infatti che si possa avere una forma giuridica aperta, e parimenti, conservare un’identità diversa».
Non vorrà riproporre la diversità culturale delle Popolari? Ha visto quanti guai ha prodotto questa retorica?
«Non credo che debba essere differente la relazione con il mercato. Dico che la Bpm vuole preservare i valori identitari di una banca che ha fatto molto per il territorio. Di più: penso che il welfare aziendale – di cui da più di un secolo usufruiscono i dipendenti – rappresenti il futuro. E credo anche nel coinvolgimento del lavoro nell’impresa e nella partecipazione negli organi consiliari. Il fatto che assieme ai pensionati siano soci della banca è un elemento di stabilità degli assetti proprietari. Infine l’educazione finanziaria di dipendenti e clienti è un tema su cui spero che Bpm possa impegnarsi concretamente. Senza aspettare una legge»..
Lei garantisce che questa diversità non condizionerà la selezione del credito?
«Le banche esistono per valutare il merito di credito. E devono farlo rigorosamente. La diversità rispetto alle altre banche può essere trovata, come ho suggerito, su altri versanti. Peraltro visto che operiamo in un territorio tra i più ricchi d’Europa il legame con la comunità non è una sventura ma un’opportunità in più».
Che idea ha maturato sull’ipotesi di fusione con il Banco Popolare?
«Il consiglio di gestione della banca ha chiesto un parere al consiglio di sorveglianza e in tempi brevi ci pronunceremo. Stiamo raccogliendo le informazioni necessarie».
Cosa pensa del momento che stanno attraversando le banche popolari?
«La capacità delle popolari di resistere alla crisi non è stata omogenea. Ci sono casi positivi ed altri meno. Si tratta però di prendere atto di una legge in vigore che prevede le Spa e attuarla».
Come ha trovato lo stato di salute della Bpm?
«La banca, per gli eventi non positivi del passato, ha di fatto anticipato la ristrutturazione aziendale tagliando i tempi. E oggi tutti gli indicatori parlano di un istituto solido e in salute. E’ tornato in utile, ha fatto significativi accantonamenti e può contare su un elevato livello di patrimonializzazione. Il lavoro di questi 4 anni è stato eccellente».
E in virtù di questi dati che le autorità pensano alla Bpm come polo aggregante?
«L’ambizione di rappresentare un polo aggregante è figlia non solo dei numeri ma di una cultura e una storia aziendale. Vedremo come andrà l’operazione con il Banco Popolare ma la tradizione Bpm potrebbe anche essere un buon punto di partenza per quello che sarebbe il terzo gruppo bancario del Paese».
E’ possibile quindi che in tanti vi possano tirare per la giacca vista la presenza nel panorama bancario italiano di numerosi e importanti casi irrisolti?
«Staremo con i piedi per terra e faremo solo i passi giusti. Niente avventure. Avremo già il nostro da fare così»
Non vi impegnereste in dossier più caldi neanche in compagnia di Atlante?
«Atlante è un’importante soluzione di emergenza, alla quale Bpm partecipa e va valutata come tale. Le soluzioni di emergenza funzionano se nel frattempo si adottano interventi di natura strutturale. In concreto è indispensabile che gli interventi normativi riducano il gap per il recupero dei vecchi crediti, dai 7 anni attuali ai fisiologici 2-3. Altrimenti non c’è Atlante che tenga».
Corriere della Sera