L’assemblea di Montecitorio si è pronunciata sull’ex governatore del Veneto ed ex ministro: 388 voti a favore, 40 contrari, sette astenuti. Verdetto che consegue al patteggiamento di una condanna a due anni e 10 mesi di reclusione, oltre a 2,6 milioni di multa, che ha fatto scattare la legge Severino. Galan intascò tangenti per favorire l’iter del sistema di barriere mobili a protezione di Venezia
Giancarlo Galan decade dalla carica di deputato. La Camera ha votato con 388 voti favorevoli, 40 contrari, sostanzialmente del gruppo di Fi, sette astenuti. Nel seggio a Montecitorio subentra Dino Secco. Il voto dell’Aula è arrivato dopo il via libera della Giunta per le Elezioni, che si era espressa in favore della decadenza con il solo no del rappresentante di Fi. Per il coinvolgimento nella vicenda del Mose, dopo aver patteggiato, l’ex ministro di Forza Italia è stato condannato alla reclusione di due anni e dieci mesi e alla confisca dei beni per 2,6 milioni di euro. Condanna che Galan sta scontando ai domiciliari e che aveva fatto scattare la procedura per la decadenza prevista dalla legge Severino. Per “traffico di influenze illecite” in relazione al Mose, il 14 aprile è stato condannato a due anni e mezzo di reclusione Marco Milanese, ex consigliere politico di Giulio Tremonti. I guai per Galan non sono ancora finiti. La Procura della Corte dei Conti di Venezia oggi ha chiesto la condanna dell’ex governatore del Veneto ed ex ministro a un risarcimento per danni di immagine da 5,2 mln di euro, sempre in relazione al Mose, presentata dopo che il suo patteggiamento era diventato definitivo. La Corte si è riservata di decidere. Nel corso dell’udienza, la difesa di Galan ha puntato sul fatto che, nonostante l’ormai ex politico sia stato presidente della Regione per 10 anni, gli eventuali reati sono prescritti dal 2008, mentre dal 2010 non era più governatore non essendo stato candidato. Successivamente, sotto il governo Berlusconi, Galan era stato prima ministro dell’Agricoltura, poi ai Beni culturali. La richiesta di danno di immagine è stata effettuata dopo che il patteggiamento di Galan è diventato definitivo. L’allora governatore finì in carcere insieme ad altri 34 arrestati per la vicenda di dazioni legate alla realizzazione del Mose, il sistema di barriere mobili per proteggere Venezia dalle maree eccezionali. Galan fu chiamato in causa dai vertici del Consorzio Venezia Nuova (Cvn) – all’epoca guidato da Giovanni Mazzacurati e incaricato di realizzare il Mose – per aver intascato dazioni milionarie e favorire così l’iter burocratico dell’opera. A seguito dell’inchiesta, la giunta per le autorizzazioni della Camera diede il via libera all’arresto. Dietro le sbarre del carcere milanese di “Opera”, Galan rimase per 80 giorni: pur di ricongiungersi con la famiglia optò, almeno questa è la sua versione, per il patteggiamento. Fu quindi trasferito ai domiciliari e si accordò con la Procura di Venezia e il via libera del Gip Giuliana Galasso per una condanna a 2 anni e dieci mesi che sta scontando in una casa in affitto, dopo la richiesta respinta di affidamento ai servizi sociali. Quanto al pagamento di 2,6 milioni di multa, per pagarla Galan ha sacrificato la dimora storica di Villa Rodella sui Colli Euganei cedendola allo Stato.
Repubblica