Tra le innovazioni allo studio di scienziati e laboratori di ricerca, speciali polveri di alghe che conservano i cibi e il termometro per capire se i frutti sono maturi. Ma anche “alimenti” estratti dagli scarti di produzione dell’industria di polli e tacchini
Non sarà forse entusiasmante mangiare barrette al concentrato di piume, ma se Expo ha avuto un merito è quello di averci dato un assaggio di cosa ci aspetta in tavola in futuro. Un futuro in cui il cibo più che gustoso sembra dover essere sostenibile e sicuro. Parliamo di alimenti che, piaccia o no, saranno prodotti con scarti e processi forse lontani dalla nostra idea di cucina casereccia, ma utili a evitare sprechi e inquinamento. A spiegarlo è il consorzio emiliano-romagnolo per l’innovazione e le ricerche Aster, che a Expo, nell’ambito del World Food Research and Innovation Forum, ha presentato una serie di innovazioni alimentari che potrebbero diventare molto comuni.
Se il motto della sostenibilità alimentare è «più cibo, più sano, più rispettoso delle risorse del Pianeta», il contraltare tecnologico deve rispettare requisiti di accessibilità per i produttori e garanzia per la salute dei consumatori. Non sempre coniugare queste esigenze è semplice. Le invenzioni, come spiegano dalla Rete di Alta Tecnologia di Aster, «puntano a rendere più sicuri i cibi su larga scala e allungarne la vita allo scaffale, creare varietà colturali più resistenti alle malattie, controllare in tempo e in maniera meno invasiva possibile la qualità degli alimenti, riutilizzare gli scarti dell’industria agroalimentare, puntare a un’agricoltura di precisione e più sostenibile riducendo l’utilizzo delle risorse idriche e dei fertilizzanti».
POLVERE DI ALGHE PER CONSERVARE I CIBI
Il concentrato di tecnologia su cui si basano i nuovi cibi non riguarda solo la fase di coltivazione e trasformazione, ma anche quella di conservazione e di controllo. Qualche esempio? Aster ha messo a punto una polvere di alga in grado di allungare la vita dei cibi deperibili. Dalle alghe si estrae un alginato che in soluzione acquosa viene spruzzato su carni e altri cibi deperibili per allungarne la vita allo scaffale e renderli sicuri dal punto di vista microbiologico. Come si può intuire dall’immagine, il pollo fresco lasciato in frigo per cinque giorni inizia a gonfiarsi leggermente mentre quello trattato con la soluzione naturale (a destra, nella seconda immagine) resiste per ben 10 giorni in frigo in buone condizioni. ricercatori hanno spruzzato un composto di alginato su carni e altri prodotti freschi e i risultati sono stati sorprendenti: non solo il petto di pollo va a male più tardi ma è anche più sicuro dal punto di vista microbiologico.
IL ROBOT CHE TI DICE SE LA FRUTTA È MATURA
Un’altra invenzione che piace ai produttori è il termometro intelligente che dice se davvero un frutto sia maturo. Si chiama DA Meter ed è stato sperimentato dal dipartimento colture arboree dell’Università di Bologna. È un misuratore che si appoggia semplicemente al frutto e permette di determinare il periodo più opportuno per cominciare la raccolta. O per fare arrivare dalle celle frigorifere al supermercato mele e pere quando sono davvero pronte per il consumo.
TORTINI E BARRETTE DI PIUME
Se da un lato queste innovazioni sono utili per l’economia del settore e l’ambiente, dall’altro non sono ancora in grado di fornirci cibo a prova di gourmet. Aster ha promosso un sistema che tramuta le piume in mangime e persino in cibo per il consumo umano. Per digerire queste barrette occorre forse pensare agli effetti positivi di questa tecnologia alimentare. Non sembra allettante a prima vista ma potrebbe garantire grandi risparmi e soprattutto recuperare scarti che altrimenti appesantirebbero lo smaltimento rifiuti: il sistema che fa ottenere proteine per mangimi e per il consumo umano dagli scarti di polli, tacchini e altri volatili di cui normalmente si riesce a sfruttare appena il 50 per cento. Il progetto, voluto da Ue e Russia, è coordinato dal dipartimento di chimica organica e industriale dell’Università di Parma.
OLIO TRATTATO MA SANO
Nelle raffinazioni in ambito industriale vengono usati oli per produrre merendine e molti altri prodotti. Questi olii, specie se non filtrati, devono essere trattati più volte per separare i componenti buoni da quelli nocivi o indesiderati, ma questo sistema inevitabilmente rischia di intaccare anche le proprietà dell’olio. In futuro il processo di rimozione delle impurità, che oggi richiede trattamenti industriali, potrà sfruttare i gas inerti capaci di separare le sostanze nocive o indesiderate da quelle buone. Il sistema è stato provato dalla CIRI Agroalimentare del Tecnopolo di Cesena e dalle aziende del settore oleicolo, che ne sono rimaste soddisfatte. Il processo è più «rispettoso» delle caratteristiche compositive e sensoriali dell’olio e in questo modo consente di riutilizzarlo senza fare danno alla salute umana.
LA MACCHINA FOTOGRAFICA ANTI AMMACCATURE E CONTRAFFAZIONI
Infine, un sistema che potrebbe rivoluzionare la conservazione dei cibi e proteggere i consumatori dai prodotti “falsi”. Grazie alla fotografia digitale a colori e ad infrarossi, già utilizzate nell’analisi alimentare. In questo ambito, il gruppo di ricerca CHIMSLAB del BIOGEST-SITEIA di Modena e Reggio Emilia ha già realizzato con successo diverse analisi per identificare precocemente le ammaccature nelle mele dopo diversi intervalli di tempo, il difetto “cotenna rossa” nelle cosce di suini, la presenza di farina all’interno della semola e di addittivi nel vino rosso.
La Stampa