«Molti dei candidati alle Presidenziali Usa, a partire da Bernie Sanders fino a Hillary Clinton, stanno parlando nella campagna elettorale del bisogno di investire in infrastrutture». A dirlo è James Galbraith, l’economista americano membro del comitato esecutivo della World Economics Association, nell’ambito di un’intervista esclusiva rilasciata a “We Build Value” (www.webuildvalue.com), il Magazine online del Gruppo Salini Impregilo. Galbraith, figlio di uno dei più celebri economisti del ‘900 e già consigliere dell’ex-ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, sottolinea l’importanza degli investimenti nelle infrastrutture per la crescita Usa e per il mantenimento del tasso di disoccupazione al di sotto del 5%. «Nessun altro Paese tra le democrazie occidentali colpite dalla crisi – commenta Galbraith – è stato capace di rimbalzare in questo campo con la stessa efficacia, perché la produzione industriale non è tornata ai livelli pre-crisi. La differenza è stata fatta in America in gran parte grazie agli investimenti ad opera dello Stato». Da qui il sostegno riconosciuto al Fast Act, il piano lanciato da Barack Obama e votato dal Congresso che prevede investimenti per 305 miliardi di euro nelle infrastrutture. «Nel piano – spiega l’economista – è prevista la sistemazione della rete stradale esistente, ma anche il parallelo potenziamento dei trasporti su rotaia, che negli Usa sono quasi inesistenti dopo un secolo di dominio di automobili per la mobilità privata e di camion per lo spostamento delle merci. Poi l’ammodernamento e il potenziamento dei porti. Infine c’è una lunga lista di finanziamenti per soluzioni alternative che riescano a risolvere il problema dell’immobilità del traffico attuale, e quindi l’incentivazione a cambiare il modello attuale che regola la nostra mobilità».