AAMOD/ IL CINEMA COMICO NELLA “GRANDE GUERRA”

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AAMOD cinema movimento operarioHa un lungo acronimo anche non facile da pronunciare, sale AAMOD, sick e ancor più lungo è scioglierlo quando se ne parla: Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico. Ma è uno di quegli archivi che bisognerebbe tenere a mente come una chicca preziosa, in cui si conserva un patrimonio storico, politico, sociale, sotto forma filmica, cartacea, sonora e fotografica. Un luogo indispensabile per studiosi e ricercatori che vogliano approfondire la storia d’Italia e non solo, e che siano ben disposti a una sana ideologia di sinistra, poiché ciò che di valore è conservato è soprattutto il patrimonio filmico del Pci e della Unitelefilm – società di produzione cinematografica, legata al Pci. Tante le immagini che “documentano la storia del lavoro, del movimento operaio e sindacale, dei partiti della sinistra italiana, delle loro battaglie politiche e civili, delle mobilitazioni sociali e dei movimenti collettivi, delle lotte di liberazione nazionale in altri paesi, soprattutto dalla fine degli anni quaranta a oggi.” Ma vi sono anche i classici sovietici di fiction e non fiction e tante produzioni italiane e estere  grazie a “depositi di autori e privati, di associazioni culturali e politiche, sindacati e società di produzione”. In più, una raccolta, forse la più importante d’Europa sulla guerra e la storia del Vietnam, e più recente, la documentazione sul G8 di Genova. C’è un grande archivio sonoro con i discorsi di Palmiro Togliatti o di Giuseppe Di Vittorio e di altri leader politici della sinistra italiana, con dibattiti politici e testimonianze e interviste ad operai e militanti dei partiti politici della sinistra durante manifestazioni o scioperi. Ma non mancano gli archivi cartacei come quello dell’Associazione Asamo, poi Fondazione Aamod e delle società di produzione Unitelefilm e Reiac e del regista e critico cinematografico Libero Bizzarri. E l’archivio fotografico “con immagini di argomento politico, storico-sociale, di storia del costume e della cultura, in particolare italiana, che va dall’inizio del Novecento a oggi”.
Ma se il ruolo dell’AAMOD è soprattutto “favorire la costruzione di una memoria collettiva dei movimenti sociali e dei loro protagonisti”, non gli manca anche una forte componente di  creatività. Tante sono le  iniziative in corso come la graziosa e importante L’Aperossa: “il cinema portato nelle strade d’Italia” con un motofurgone Ape attrezzato  per le videoproiezioni per “raccontare storie”. “Un moderno cantastorie” che si muove e va dalle persone proponendo il repertorio filmico dell’Archivio,  diventando così “il segno e il simbolo di una forma di partecipazione ed espressione artistica condivisa. Che all’uopo diventa anche “centro di raccolta” di materiali privati come fotografie e filmini di famiglia e amatoriali, da digitalizzare e mettere in rete. L’AAMOD organizza anche laboratori di video partecipati in cui adulti e bambini, “saranno invitati a collaborare, sia per testimoniare, sia per raccogliere testimonianze”. Si tratta quindi di un incontro del passato e del presente, utilizzando materiale, documentazione e storie che gli appartengono, o che recuperano anche con questo nuovo metodo di comunicazione; si tratta di diffondere il cinema in maniera divertente e stimolante.
Per descrivere questo archivio viene in mente anche una frase di Eugenio Scalfari rivolta al suo amico Umberto Eco: “Ti dirò qual è l’immagine che ho io di te:  l’ideatore e il costruttore di un grande cantiere dove si sperimentano nuove architetture culturali utilizzando nuovi materiali e nuove tecnologie. E dove si educano studenti, studiosi, letterati e artisti a nuovi linguaggi, a nuovi modi di associare idee.” E così l’AAMOD ha il coraggio di andare avanti nonostante mille difficoltà, i bassi finanziamenti, la poca considerazione che si respira per la memoria e la storia; ci mette tanta passione per rimanere in vita, e promuove eventi e attività culturali che porta avanti senza fermarsi. Il compito suo, come quello di tutti gli archivi è  documentare la vita storico politica sociale che ci circonda e che ci ha preceduto, nella speranza di un futuro migliore e consapevole. Il confronto presente e passato serve ad educare e stimolare e a venire incontro alle nuove generazioni; si custodisce il passato e si sostengono nuove forme di linguaggio per farlo comprendere e per proiettarlo verso il futuro.
Lo disse alla sua fondazione nel 1980 Cesare Zavattini che ne fu presidente per diversi anni: L’Archivio audiovisivo del movimento operaio è un archivio più del presente che del passato, e i materiali valorosamente raccolti non stanno là nelle scaffalature in una indeterminata attesa,diventando cioè sempre più archivio,secondo il vecchio vocabolario, ma sono invece percorsi da una viva impazienza di entrare nella dialettica odierna delle lotte democratiche,di contribuire a creare una informazione più libera fin dalla sua radice”.
Ed ecco dunque che la Fondazione si arricchisce ed arricchisce un pubblico che la segue e che la vorrà seguire in belle iniziative, convegni, seminari, rassegne e mostre.
Per esempio Il 25 e 26 febbraio dalle 14,30 in poi, nella sede dell’Archivio in via Ostiense 106, avvisiamo di una bella rassegna cinematografica curata da Enzo Pio Pignatiello e Denis Zanette, “Il cinema comico e la grande guerra”. Tanti documenti filmici, spezzoni rari di 10, 15 20 minuti, che raccontano la Grande guerra sotto forma tragi-comica, e in chiave comico-satirica, con un “approccio pacifista”. Si troveranno dei bijoux di Charlie Chaplin come Shoulder Arms o scene tagliate di Charlot soldato da Unknown Chaplin o The bond scritto e diretto proprio da lui. Ma ci sarà anche un cartone animato, oppure Cretinetti e la paura degli aeromobili nemici; e il Ridolini soldato. E ancora trailer di film sulla grande guerra, o documentari di propaganda.
Chi volesse fare un tuffo in quel periodo storico (il primo ‘900), per comprenderlo attraverso questa panoramica di produzione cinematografica mondiale  con immagini in bianco e nero, è il benvenuto.

STEFANIA MICCOLIS