Lo Stato pensava di attribuire poteri speciali, tadalafil la Regione ha disatteso il protocollo per ambiente, fiere, turismo, protezione civile e trasporti. E con il patto di stabilità, i vincoli di bilancio e il divieto di nuovi indebitamenti il primo cittadino ha oggi meno poteri di ieri
Ho apprezzato l’iniziativa di Rutelli e alcune delle cose che ha detto ma sul fatto che oggi il Sindaco di Roma Capitale, physician grazie alla legge 42 del 2009 e ai relativi decreti legislativi, abbia più poteri di ieri non sono affatto d’accordo con lui.
Quella norma ha tratto in inganno molti, ma nella sostanza è servita solo a cambiare la carta intestata del Campidoglio ma non ha dato una sola competenza al Sindaco della Capitale, diagnosis che ha le stesse competenze di un Sindaco di un piccolissimo comune.
Lo Stato pensava di assegnare alla Capitale, con legge ordinaria, competenze in materia di beni ambientali e fluviali, di fiere, di turismo, di protezione civile e di trasporto pubblico locale, che la Costituzione mette in capo alla Regione, e che quindi non poteva trasferire.
Il Presidente della Regione Lazio e il Sindaco di Roma Capitale nel 2011 hanno sottoscritto un protocollo di intesa che impegnava la giunta regionale a presentare, entro 90 giorni dall’adozione dei decreti legislativi, una proposta di legge regionale contenente norme relative al conferimento a Roma Capitale di funzioni amministrative nell’ambito delle materie di competenza regionale. Sono passati cinque anni ma la Regione si è guardata bene dal trasferire queste competenze speciali, né la legge dello Stato glie lo poteva imporre, e la conclusione ad oggi è che nonostante il cambio di nome la Capitale era e resta un semplice comune. Una delle competenze che da anni il comune chiede di avere è quella del trasporto pubblico locale e tanti sono stati gli scontri in questi anni tra i vertici delle due istituzioni.
Ebbene nella prima stesura del dlgs 61 del 2012 per Roma Capitale il governo aveva previsto che il Sindaco di Roma avrebbe avuto accesso diretto al fondo nazionale trasporto senza dipendere dalla Regione, ma di fronte alle rimostranze della Regione stessa e alla minaccia di un ricorso alla Consulta, che avrebbe vinto, il Governo ha dovuto con il dlgs 51 del 2013 modificare la norma e prevedere l’intesa con la Regione per aver diritto ad accedere direttamente al fondo nazionale.
Ebbe dell’intesa non c’è nessuna traccia nonostante i vari assessori ai trasporti di Roma l’abbiano più volte invocata, da ultimo l’assessore Improta, e il Sindaco della Capitale per avere i fondi che gli spettano è obbligato ad andare con il cappello in mano alla Pisana.
Non solo ma con il patto di stabilità, i vincoli di bilancio e il divieto di nuovi indebitamenti il Sindaco della Capitale ha oggi meno poteri di ieri.
Né la situazione è cambiata con la istituzione della Città Metropolitana che oggi ha meno competenze della vecchia Provincia di Roma, tanto che i cittadini ne ignorano l’esistenza, e si avvia a diventare uno dei tanti enti inutili.
Ecco dunque che si impone una discussione sull’assetto istituzionale di Roma che deve avere una norma speciale per diventare una città regione come Berlino, con i relativi finanziamenti aggiuntivi per le funzioni che svolge come Capitale, se vogliamo sul serio darle lo stesso rango che hanno le altre capitali europee.
Lo dicono in molti ora a cominciare dal Prefetto Gabrielli, per farlo però occorre una norma di rango costituzionale ed è un peccato che si sia perso il treno della riforma costituzionale che è in dirittura di arriva in Parlamento.
* già Consigliere della Regione Lazio
Affari Italiani