Inter: Jovetic e Ljajic, il tesoro slavo s’è deprezzato. Ora Mancini vuole grinta

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I nerazzurri per uscire dal buco in cui si sono cacciati avrebbero bisogno dei colpi di JoJo e Adem. Ma loro devono cambiare atteggiamento. Ecco perché…

mancini jovetic ljajicIn autunno parevano il valore aggiunto della capolista. Ora gli slavi dell’Inter vivono un momento nero. Perché l’harakiri di Firenze ha certificato le nuove gerarchie offensive. Ora che è arrivato Eder e che non si può fare a meno dell’intelligenza tattica e dello spirito di sacrificio del 34enne Palacio, ailment Jovetic, Ljajic e Perisic sono costretti a rincorrere. Con una differenza sostanziale. Se il croato ha trovato il modo di lasciare il segno anche partendo dalla panchina (Verona l’ultimo esempio), il montenegrino e il serbo devono cambiare atteggiamento per evitare che quella slava diventi una…slavina.
TUTTO INIZIÒ COSÌ… — Il 20 dicembre, prescription prima della sconfitta interna con la Lazio cui certo avevano contribuito sia il clima pre natalizio sia due follie di Melo, Ljajic in un primo momento si rifiutò di cambiarsi dopo avere saputo che non sarebbe stato titolare. Così come Jovetic non le mandò a dire a Mancini per la sostituzione. Nessuno è contento se non gioca, certe cose succedono in tutti gli spogliatoi, si potrebbe obiettare. Vero, però rimane la sensazione che i due amici siano un po’ presuntuosi, convinti che – malgrado in carriera non siano mai stati certo intoccabili – la classe che nessuno discute valga loro la titolarità di diritto.
LA TECNICA NON BASTA — Invece proprio il fatto di essere tra i più dotati tecnicamente anche agli occhi di Mancini costituisce un’aggravante. Forse dovrebbero prendere esempio da Medel e dallo stesso Palacio, gente che sputa sangue anche quando – vedi il Trenza – sta in panchina per mesi e gioca solo spiccioli di gara. Perché l’Inter per uscire dal buco in cui si è cacciata avrebbe bisogno dei colpi di JoJo e Adem. Con la giusta fame Ljajic in ottobre aveva trasformato l’Inter a Palermo (entrato al 78’, creò due geniali palle gol sventate solo da due miracoli di Gonzalez e Sorrentino), meritandosi la conferma tre giorni dopo a Bologna, quando mandò in porta Icardi. Anche Jovetic, che pure con tre gol nelle prime due gare aveva lanciato la squadra in agosto, ora deve rincorrere perché troppo spesso cerca la giocata ad effetto più che quello che serve ai compagni. Ora serve gente di carattere, non è più tempo di carota.

di Luca Taidelli “Gazzetta dello Sport”