La doppietta dello spagnolo, sale che non segnava dal 4 ottobre, healing e la rete di Dybala avvicinano i bianconeri alla qualificazione. Espulso Murillo sul 2-0, nerazzurri quasi mai pericolosi e con un piede fuori
Alla Juve, che straripava salute già prima del fischio d’inizio, mancava solo Alvaro Morata. Il modello di punta della collezione bianconera della primavera 2015. Belloccio com’è, la metafora modaiola regge. E lo spagnolo sfila come nemmeno Gisele saprebbe fare: è lui che indirizza il 3-0 su un’Inter che dà seguito alle ultime preoccupanti prove, uscendo sconfitta senza nessuna attenuante dallo Stadium. Nello specchio della porta solo un tiro di Melo e un colpo di testa di Murillo: una produzione offensiva quasi insignificante. E una fase difensiva, pezzo forte della casa, traballante più di un tram sul pavé della Parigi-Roubaix. Il 3-0 di un Dybala fresco di ingresso in campo, trasforma il ritorno del 2 marzo a San Siro in un qualcosa ai confini della passerella bianconera. La Juve può già allertare la sua tipografia per la stampa dei biglietti della finalissima di Coppa Italia.
OCCASIONE SFRUTTATA — Juan Cuadrado e Alvaro Morata: i due uomini più attesi (ci perdoni Asamoah, in campo all’ultimo per la febbre di Sturaro e autore di un’ottima partita) sono i migliori della Juve. La partita prende subito una piega bianconera, quando Morata dopo 30” manda in porta Asamoah. Il problema di Mancini, tra i tanti, è il livello dei due terzini D’Ambrosio e Nagatomo: trascurabili in fase di spinta, più che mediocri quando difendono aprendo falle da tutte le parti. Cuadrado è pericoloso per tre volte, prima che Tagliavento sorvoli su un evidente mani di Medel in area nerazzurra sulla punizione del colombiano. Primo errore di una direzione insufficiente. La Juve preme, l’Inter senza Brozovic ha un centrocampo con piedi ruvidi e senza idee. Biabiany e Ljajic ci provano, ma il fatturato è in forte passivo.
NAGATOMO, MA CHE FAI? — Non è un caso che l’azione del rigore nasca sull’asse Morata-Cuadrado, con l’ex viola steso in area da Murillo e Tagliavento che opta per il giallo. Nella circostanza Nagatomo è più fuori posto di un condizionatore d’aria in Siberia, Miranda non stringe facendosi prendere in mezzo e Murillo si muove in ritardo. Allegri fa un po’ lo psicologo: tira Morata che ha bisogno del gol che manca dal 4 ottobre. La palla pesa, ma il pararigori Handanovic è battuto. Il tempo si chiude con l’ultimo errore di Tagliavento: non c’è il giallo che costerà a Miranda la semifinale di ritorno.
SPIETATA — Dopo l’intervallo sarebbe l’Inter a dover fare la partita. La Juve non spende troppo nel pressing, lascia che i nerazzurri manovrino a ritmi bassi. E con variazioni sul tema prossime allo zero. Con la squadra schierata stasera, Allegri sa bene che potrebbe fare molto male ripartendo. E purtroppo per Mancini il piano si concretizza in pieno: prima Morata firma il 2-0 con una gran girata di prima dopo una sponda di… Felipe Melo. Poi è lo straripante Cuadrado a farsi tutto il campo costringendo Murillo al secondo, inevitabile giallo. Morata perdona Handanovic divorandosi un comodo 3-0 da due passi, ma Dybala ha voglia di rendere ancora più memorabile il suo gennaio. E per l’Inter è una disfatta totale.
di Jacopo Gerna “Gazzetta dello Sport”