Anche Repubblica parte con l’integrazione di tutte le sue redazioni per concentrare le forze in un’unica produzione di contenuti, hospital da smistare poi su carta, sito web, social media, smartphone e tablet. Strategia che hanno già annunciato il Corriere della Sera di Luciano Fontana e la Stampa di Maurizio Molinari. Ma il direttore di Repubblica Mario Calabresi ha spiegato ieri ai suoi redattori che il quotidiano dell’ingegner Carlo De Benedetti non seguirà il modello Corriere della Sera, non farà pagare con un paywall parte della sua informazione online, anzi punta a diventare «l’interlocutore privilegiato di Google e Facebook, che i giornalisti hanno snobbato finora, anche se è da lì che passa il 66% della pubblicità digitale». Nel discorso sul nuovo piano editoriale, il successore di Ezio Mauro è andato subito al dunque: se si vogliono evitare nuovi stati di crisi bisogna risolvere il calo di fiducia dei lettori e affrontare le sfide tecnologiche. Il che, tradotto, significa «stop al gigantismo della carta», «scrivere articoli meno lunghi, di 40 righe, non dev’essere vissuto come uno svilimento» e «quello che sappiamo entra subito nel flusso di notizie. Il dibattito si fa online, l’analisi sulla carta il giorno dopo. Oggi, però, solo una parte di noi scrive per il web». Per confermare la sua linea, ha ribadito ai suoi di essere «sorridente ma non uno che tollera le cordate dentro un giornale, le fronde silenziose, chi rema contro». Detto questo, «ci divertiremo, spero. Che la forza sia con noi!», ha concluso con ironia Calabresi che comunque non ha risparmiato qualche altra frecciatina anche a Mario Orfeo, direttore del Tg1 di fede milanista, che «non era in Sinagoga quando c’è andato il Papa, perché era allo stadio. Ma quando va allo stadio vince sempre la Juventus». I lettori come le anatre per i cacciatori vanno cercati dove sono, anche se occorre entrare negli stagni, è il paragone di Calabresi per dire che i lettori vanno cercati soprattutto sui cellulari e sui social network, dove passano gran parte del loro tempo. È quindi fondamentale un desk per il mobile mentre ci vogliono più risorse per i social. «Dobbiamo far girare i contenuti», ha sottolineato il direttore. «Molti lettori non leggono tutte le notizie ma quello che, sui social, giudicano più importante in base al giudizio dei loro amici». Se le risorse redazionali vanno redistribuite, a Repubblica (come al Corsera e alla Stampa) s’inizierà a coprire l’attualità dalle sette del mattino, ci sarà una seconda riunione alle 8 per impostare il lavoro della giornata e una terza alle 11 per definire i contenuti della carta e la loro integrazione col digitale. «La battaglia della mattina è più importante di quella della sera», quando si chiude l’edizione cartacea, ha sostenuto Calabresi, perché «tra le 7,30 e le 9,30 attiriamo più lettori che in edicola». RSera verso la chiusura, «non funziona, fa pochi contatti», a giudizio di Calabresi che vuole mettere mano anche alla parte centrale del quotidiano (R2, RCult e La Domenica) e invece «vorrei fare un settimanale di consumi culturali e approfondimento». Dalla riorganizzazione di tutto il giornale e dal taglio della foliazione, Calabresi vuole non solo liberare risorse ma soprattutto efficientare il sistema. I singoli servizi saranno più autonomi, a ogni vicedirettore andranno più deleghe, partendo da quella sull’informazione locale dei quotidiani Finegil del gruppo L’Espresso, perché «va riattivato il dialogo col territorio». «Più storie virtuose, più casi che invertono la tendenza e siano nuovi», attuale, si è soffermato un po’ renzianamente Calabresi parlando di contenuti, e in particolar modo «meno refusi, meno sporcizia. Rileggiamo pezzi e titoli». L’esempio di riferimento per format e linguaggi innovativi è Webnotte, piattaforma specializzata su intrattenimento e musica con interviste e anteprime di artisti (vedere ItaliaOggi del 20 ottobre 2015).
di Marco A. Capisani “Italia Oggi”