L’a.d. di The Space Giuseppe Corrado spiega i piani del circuito che in Italia conta 36 multiplex
Il circuito di sale The Space cinema, mind con 36 multiplex in Italia, ha chiuso il 2015 con ricavi per 170 milioni di euro, in crescita netta di oltre il 10% sul 2014, per un ebitda di quasi 19 milioni di euro, +40% rispetto all’esercizio precedente. Le offerte Extra, ovvero la visione di concerti, eventi, proiezioni speciali, valgono già circa 10 mln di euro all’anno, mentre i ricavi pubblicitari, come spiega Giuseppe Corrado, amministratore delegato di The Space cinema (da fine 2014 il circuito è controllato dagli inglesi di Vue entertainment international), «sono letteralmente crollati in Italia. L’intero mercato valeva 35 mln nel 2009, ora ne vale meno di 14. Noi nel 2009 raccoglievamo come The Space cinema circa 13 milioni di euro. Nel 2015 siamo scesi a 3 milioni. Il contratto con la concessionaria Prs scade il prossimo marzo, vedremo se rinnovarlo o meno. Ma, va detto, è la pubblicità al cinema ad essere in crisi nera».
La politica tariffaria di The Space cinema è un po’ diversa dalla concorrenza, e questo ha portato anche a qualche polemica a distanza con produttori eccellenti. Il circuito con 36 multiplex e 79 mila posti a sedere in Italia, infatti, ha un prezzo medio del biglietto del 15% più caro rispetto alla concorrenza, «ma al momento differenziamo le tariffe solo in base al servizio», dice Corrado, «al tipo di sala, al tipo di poltrona, alla posizione della poltrona. Ovvio che i prezzi delle sale The Space di Milano sono superiori a quelli delle sale The Space di Lamezia Terme, che sono meno confortevoli». Tuttavia nei giorni scorsi Pietro Valsecchi, produttore del fenomeno di incassi Quo Vado di Checco Zalone, ha polemizzato con la categoria degli esercenti, sottolineando come i prezzi dei biglietti siano troppo cari, che qualcuno fa il furbo aumentandoli per i film di successo, e che il prezzo giusto per tutti dovrebbe essere tra i 7 e gli 8 euro. «È una vecchia storia, nel comparto cinematografico ognuno pensa di dare consigli al lavoro degli altri. È un po’ come se un arredatore di bagni desse consigli a un gestore di albergo sul prezzo delle singole camere. Valsecchi e quelli con retaggi culturali stalinisti devono capire che il cinema non è un servizio pubblico con prezzi fissati da un ente pubblico. I prezzi variano in base al servizio offerto. E i film si possono vedere in vari modi: in streaming, on demand, in pay tv, a casa, in sala, così come si può andare a dormire in un ostello o in un albergo a cinque stelle. Peraltro le dichiarazioni di Valsecchi sono populistiche solo perché Zalone sta macinando record su record. Ma i produttori alla Valsecchi», prosegue Corrado, «sono poi i primi a non autorizzare le promozioni che i circuiti e le sale fanno con prezzi speciali per le giornate infrasettimanali o per i titoli che sono in sala già da cinque-sei settimane. Ci sono esercenti che pagano 100 mila euro di affitto, altri cinema d’essai che ne pagano solo 6 mila al comune e hanno le sedie di legno. A Londra ci sono cinema che chiedono 21 sterline a film, offrendo tutta una serie di servizi. Da noi si possono pagare anche 10,50 euro per determinate poltrone. Ma è una politica commerciale decisa dall’esercente, che peraltro trattiene il 52% del prezzo del biglietto, mentre il restante 48% va a produttori e distributori».
Al momento The Space cinema differenzia i prezzi solo in base ai giorni o al tipo di servizio offerto. Ma nei prossimi mesi potrebbe esserci anche una politica tariffaria differente in base ai titoli proposti: «Vorremmo individuare una decina di blockbuster, quelli da 20 mln di euro di box office, sui quali praticare prezzi più alti nella prima settimana di visione. Il nostro azionista Vue», conclude Corrado, «già lo fa in Gran Bretagna. E questa pratica potrebbe arrivare anche in Italia».
di Claudio Plazzotta “Italia Oggi”