(Elisa Murgese, try Wired) Gli incidenti stradali sono la principale causa di morte nei giovani tra 15 e 29 anni. Solo una trentina i Paesi al mondo con un limite alcolemico “sicuro”
È la principale causa di morte nei giovani tra i 15 e i 29 anni. Ne uccide centinaia di migliaia ogni anno, ambulance mentre le vittime totali al mondo solo 1,25 milioni di persone. Sono i morti sulla strada. Un vero e proprio massacro, avvantaggiato da leggi permissive, strade non sempre agevoli, pochi e carenti controlli. Basti pensare che, a livello globale, la grandissima maggioranza degli Stati è stata giudicato dall’OMS priva di una corretta legge sul controllo alcolemico alla guida e sui limiti di 50 all’ora nei centri cittadini. Questo il quadro tratteggiato dall’Organizzazione mondiale della sanità nel report “Global status report on road safety 2015”.
Sul portale internet dedicato al rapporto dell’Oms, un conto alla rovescia segnala quanti secondi mancano al decesso di un automobilista, ma interagendo con il menù a tendina si può sapere anche se in quell’istante un ciclista o un pedone sono coinvolti in un incidente stradale. Infatti, anche se la maggior parte dei morti sulla strada in un anno coinvolgono automobilisti (31%) e motociclisti (23%), ogni dieci morti due sono pedoni (22%) e il 4% ciclisti.
Ma la possibilità di morire di un incidente stradale dipende dal Paese dove si vive. O, per meglio dire, “gli automobilisti non sono ugualmente protetti in tutto il mondo”, precisa il report dell’OMS. Un enorme forbice divide i Paesi con un reddito alto rispetto a quelli con basso e medio reddito, dove avvengono il 90% delle morti anche se vi circola solo il 54% dei veicoli mondiali. Ai vertici opposti della classifica Europa e Africa, la prima con il minor numero di incidenti e la seconda con la più alta cifra di morti.
Ci sono anche note positive: i numeri di morti sulle strade si sta stabilizzando, nonostante l’aumento di moto e veicoli, mentre negli ultimi tre anni almeno 79 Paesi hanno visto una diminuzione di incidenti, soprattutto grazie a leggi e controlli più severi. “Stiamo andando nella giusta direzione – ha detto Margaret Chan, direttore generale dell’OMS – ma il cambiamento sta avvenendo troppo lentamente”. Per l’Italia, si parla di 3.385 morti nel 2013 (di cui l’80% uomini) mentre gli incidenti stradali ci costano circa 1,8% del Pil. Il Belpaese viene promosso nella legge sui limiti di velocità (8 punti su 10) e sul limite di tasso alcolico (7 su 10) mentre si ferma alla sufficienza rispetto alle norme su seggiolini per bambini e cinture di sicurezza.
Dati alla mano, meno di 50 Paesi hanno un limite di 50 all’ora nei centri cittadini, mentre solo una trentina un limite alcolemico considerato sicuro per mettersi alla guida. Sono 44, infine, gli Stati che obbligano all’utilizzo del casco. Un problema particolarmente sentito in America, dove c’è stato un netto aumento nelle morti di centauri. Presenti in quasi tutti i Paesi, invece, norme per regolamentare l’utilizzo del cellulare alla guida. “Grazie a leggi più severe e infrastrutture più sicure circa mezzo miliardo di persone nel mondo è più protetto dagli incidenti stradali rispetto a pochi anni fa – ha commentato Michael Bloomberg, ex sindaco di New York – Ora abbiamo l’opportunità di fare sempre di più, in particolar modo sull’inasprimento delle norme”.