(Paolo Siepi, prostate Italia Oggi) I francesi tengono fuori l’Italia dalla cena su Siria e Libia. Tanto, no rx a far da Cenerentola, c’è già la Mogherini. Gianni Macheda.
Pena di morte – Tutti in piedi per il Papa mentre altri restano seduti sulla sedia elettrica. Jena. La Stampa.
Dopo aver vissuto, da uomo, sei anni in convento, la futura Rebecca, che adesso partecipa al Grande fratello, ha abbandonato la vita monastica e, a 21 anni, è tornata a casa. «La mia famiglia mi ha capita e mi ama, quindi del giudizio degli altri non mi importa niente». Ora Rebecca è una casalinga felice: «È la mia grande passione: mi piace cucinare, stirare, lavare i panni a mano, curare il mio giardino, prendermi cura dei miei animali. Adoro le cose di un tempo: ascoltare gli anziani, tenere vive le tradizioni, condividere la tavola con gli amici, mi piace donare serenità». Renato Franco. Corsera.
Il 2015 sarà un’annata da quasi mezzo miliardo di bottiglie di Prosecco: il triplo rispetto a sei anni fa. Luciano Ferraro. Corsera.
Gli ossidi di azoto delle emissioni del diesel non sono velenosi. Non derivano dai carburanti, ma dal riscaldamento dell’aria. Li produciamo quando ci mettiamo ai fornelli. Il Diesel, è vero, produce più Nox dei motori a benzina, perché aspira più aria. Ma non è inquinante. In Europa siamo severi con il particolato, gli americani hanno la mania del Nox. Sennonché l’iniezione elettronica e il catalizzatore hanno risolto il problema. Ma la paura del Nox è rimasta. E anziché combatterla, i costruttori, i tedeschi in testa, l’hanno assecondata. Enrico De Vita, ingegnere, già caporedattore di Quattroruote (Roberto Iasoni). Corsera.
Quando Renzo De Felice, negli anni Sessanta, cominciò a raccontare il fascismo come veramente era, fu considerato a sua volta un fascista; e quando Claudio Pavone, quarant’anni dopo, argomentò perché la guerra di liberazione dovesse essere più propriamente chiamata «guerra civile», fu accusato di lesa maestà resistenziale. Fabrizio Rondolino, L’Italia non esiste. Mondadori. 2011.
Roma è una Napoli senza borghesia colta e illuminata, e senza mare; distante mille miglia dal livello raggiunto da Milano, sembra imprigionata irrimediabilmente, anche per colpa dell’ineffabile Marino, in cento miserabili, risolvibili, angustie. Cesare Lanza. Le cinque della sera, blog.
Economia. Nei primi mesi del 1983 è diminuito del 12% l’assenteismo nelle fabbriche. Nello stesso periodo sono diminuite del 12% anche le fabbriche. Amurri e Verde, News. Mondadori, 1984.
Il quotidiano francese Combat dell’8 maggio 1945 scrive, a proposito della vittoria ufficiale delle truppe alleate su quelle del Reich: «Questa immensa gioia, piena di lacrime». Jean Boissonat, Europe annèe zèro. Bayard. 2001.
Se vogliamo crescere, non dobbiamo aspettare che diminuiscano le tasse , ma dobbiamo incominciare ad affermarci subito come individui nel mondo come abbiamo fatto nel passato. E c’è chi lo sta già facendo nel settore del cibo con la pasta, i formaggi, i vini pregiati, perfino con il caviale. Ma il miglior esempio ci viene, per fortuna, dai giovani. Sì, dai tanto bistrattati giovani disoccupati. Migliaia di loro, di solito quelli più preparati, sono andati all’estero per perfezionarsi o per lavorare. Hanno visto il mondo con occhio nuovo, trovato occasioni di lavoro, capito come fare affari e alcuni hanno già costruito delle loro imprese. Purtroppo sono pochi. Francesco Alberoni, sociologo. il Giornale.
L’erba vista da una bambina – Noi si arrivava in montagna alla fine di giugno, quando l’erba nei prati era altissima, ben più alta della bambina che io ero. Dalla finestra contemplavo un grande prato, che a me pareva immenso (l’ho rivisto da adulta, scoprendo con rammarico che non era poi così grande). E dunque in quel prato ai miei occhi infinito l’erba alta al vento ondeggiava come un mare; occhieggiando nel verde i colori smaglianti dei fiori di campo. A giorni l’erba sarebbe stata falciata, e quindi non la si doveva calpestare. Ma, di nascosto, mi avvicinavo al prato e se nessuno mi guardava mi ci inoltravo, più bassa la mia testa degli steli. Il profumo di quell’erba l’ho ancora in me, ubriacante; e il ronzio delle api indaffarate sulle corolle, e quello, rabbioso, dei calabroni. Mi facevo largo con le mani; il cielo, sopra, più blu che azzurro, nei giorni lunghi del solstizio d’estate. E mi pareva d’essere la tigre che avevo visto su un libro di mio fratello, forse un libro di Salgari, e giocavo a avanzare come lei nella giungla, quatta, guardinga. Ma dopo poco da casa la voce di mia madre mi chiamava. «Marina? Marina!», e la seconda volta con una nota già apprensiva. Allora svelta riemergevo dalla mia giungla e le correvo incontro, sorridendo fra me: «In verità io sono una tigre, anche se sembro una bambina». Marina Corradi. Avvenire.
Milano, conoscendola, è bella. In alcuni punti bellissima. In una città di stampo borghese, la bellezza è all’interno. Certo, la chiusura dei Navigli le ha nuociuto. Con i corsi d’acqua, la foschia, le luci, Stendhal la considerava la più bella città d’Italia. Giovanni Gastel, nipote di Luchino Visconti, fotografo. (Alessandra Coppola). Corsera.
Cosa trovava Ezra Pound in Mussolini? Pur tra gli equivoci che con il tempo si produssero, credo che vedesse in lui quello che Machiavelli vide nel Principe, cioè la figura in grado di affrontare e risolvere i gravi problemi del paese. Tra l’altro era convinto che Mussolini non volesse la guerra. Ne parlò con George Santayana. Anche lui era certo che Mussolini non avrebbe mai dichiarato guerra alla Francia e all’Inghilterra. E invece ci finì dentro. Di quegli anni ricordo l’ultima vacanza a Venezia. Era l’ottobre del 1940. Con il babbo andammo al Lido. Ogni cosa sembrava spenta. Diversa rispetto agli sfavillanti anni precedenti. Vissi l’entrata in guerra con questa percezione di dissoluzione. Mary de Rachewiltz, figlia di Ezra Pound (Antonio Gnoli). La Repubblica.
Nino Nutrizio, leggendario direttore de la Notte, mi ha insegnato la totale dedizione al lettore. E due leggi fondamentali del giornalismo. La prima: un articolo bello è sempre troppo corto, un articolo brutto è sempre troppo lungo. La seconda: questo mestiere si fa prima con i piedi e poi con la testa. È il motivo per cui evito le interviste al telefono. Vado sempre di persona, per guardare negli occhi il mio interlocutore. Stefano Lorenzetto. Oggi.
Ciò che per noi è importante, per gli altri è spesso insignificante. Roberto Gervaso. il Messaggero.