Recentemente l’ha rispolverata, anche per rispondere sull’attuale situazione economica. ”Un crollo del dollaro è inevitabile”, ha detto Paul. “Nel 1980 il presidente Ronald Reagan disse che nessuna grande nazione che ha abbandonato il Gold Standard è rimasta abbastanza”. Dove per Gold Standard si intende un sistema monetario nel quale la base monetaria è data da una quantità fissata d’oro. Paul ha anche ricordato quanto detto da Alan Greespan e cioè che “In assenza del Gold Standard non c’è alcun modo di proteggere i risparmi dalla svalutazione dell’inflazione”. Secondo Paul, la crisi fiscale che una forte svalutazione del dollaro causerà al governo federale, colpirà l’intero sistema pensionistico americano, per cui non è azzardato considerare un dollaro a vita limitata, per l’orientamento del mondo a considerare altre potenziali valute di riserva. Recentemente la Cina ha aumentato i suoi commerci con Germania, l’India e altri stati economicamente forti ed ha escluso il dollaro come valuta di riserva. Oltre 10 paesi hanno già firmato un documento per avviare la graduale eliminazione del dollaro statunitense come base di commercio e anche il Fondo Monetario Internazionale ha proposto un nuovo sistema di valuta di riserva mondiale. Da qui la percezione che il dollaro, come valuta di riserva del mondo, potrebbero avere il tempo contato. L’FMI ha recentemente dichiarato che la prossima valuta di riserva mondiale sarà sostenuta dall’oro. Nel 2014 e 2015 la Cina ha acquistato più oro di quanto il mondo ne abbia prodotto negli ultimi due anni e questo porta a credere che la prossima valuta di riserva possa essere proprio quella cinese. Il debito degli Stati Uniti è salito a 18 mila miliari di dollari e l’intero sistema pensionistico americano può contare su circa 20 mila miliardi di dollari. Come abbiamo già visto per la crisi economica di Cipro e, successivamente della Grecia, il governo federale potrebbe anche decidere di usare i piani pensionistici degli americani, tassandoli, per generare entrate supplementari. I segnali che potrebbero essere letti come un segnale di collasso del biglietto verde sono sostanzialmente tre e cioè: il dollaro ha perso quasi la metà del suo valore dal 2000 ad oggi. Nello stesso periodo e malgrado si cerchi adesso di rivitalizzarla, l’inflazione ha eroso il potere di acquisto in dollari del 35%. Il terzo punto potrebbe essere la conferma di un rialzo dei tassi da parte della Fed, ma per questo attendiamo il FOMC del 16 e 17 settembre prossimi.
(IlMessaggero)