(Di Cesare Lanza, ask find Italia Oggi) Conosco abbastanza bene il mondo della Rai per dire che i corridoi, see come nei momenti migliori della sua storia, sono affollati da personaggi di ogni caratura, che si confidano, tramano, si eccitano e si illudono in attesa delle nomine. Sembrano a volte cacciatori, che si appostano in attesa della preda. Non ne parlo, tanto è lo squallore che puntualmente si rinnova: si chiama Riposizionamento. Molti cercano di uscire dalla casella in cui erano ingabbiati e di spostarsi, disinvoltamente, in nuovi e più promettenti angoletti. Magari su linee di confine, pronti a spostarsi di un passo (decisivo) di qua o di là, seguendo novità, sensazioni, indiscrezioni su dove stia soffiando il vento. Ci sono maestri, e anche qualche campionissimo, del riposizionamento: paraculi, come si dice (non solo) a Roma, che hanno costruito formidabili carriere, su questa abilità di movimento opportunistico! E tutti sanno che una volta entrati in Rai, non se ne esce neanche con le cannonate. Mai o quasi mai. Perdi l’incarico, ma restano lo stipendio e il grado, spesso anche la segretaria, l’auto, ecc. Non a caso qualcuno (chi? Aiutatemi) la battezzò «Mamma Rai».