(La Stampa) Il 2 settembre saranno 10 anni. Presidente Cairo, quella che parte tra quattro giorni non potrà essere una stagione normale.
«Questa ricorrenza mi riempie di orgoglio. Solo Pianelli e Novo sono durati più di me, ma Novo ha avuto di mezzo anche la guerra… È un traguardo importante, all’inizio mi sembrava tutto facile, poi ho fatto degli errori e poi sono riuscito anche a correggerli. Ora abbiamo imboccato la strada giusta. E questo grazie a chi lavora con me. Uno da solo non ce la può fare, servono sempre 4-5 persone di fiducia».
Dieci anni, sia sincero, se lo sarebbe mai aspettato?
«Io sì. Non presi il Toro per fare una breve esperienza. Ero convinto già al tempo che sarebbe stata un’acquisizione per un lungo periodo».
Il 30 giugno è passato e lei disse che oltre questa data non avrebbe venduto alcun big. Conferma?
«Mi hanno fatto notare che avevo chiuso le porte prima ancora del via del mercato…».
Quindi si rimangia tutto?
«No, una cosa è chiara. Chi sale in ritiro a Bormio resta tutto l’anno, l’inizio della preparazione è lo spartiacque. Sono iniziati i tempi supplementari, domenica c’è il fischio finale».
Manchester United, Bayern e Napoli: altre offerte per Darmian?
«Concrete ne sono arrivate tre, ma per rispetto verso chi le ha fatte non le rivelo».
Ma Darmian va o resta?
«L’anno scorso, dopo il Mondiale, gli dissi: “Matteo se anche arrivassero richieste per te, quest’anno non ti posso vendere”. Avevo già in partenza Immobile e Cerci, non potevo permettermi una terza uscita eccellente. “La prossima estate, però, ne riparliamo”, gli promisi».
Darmian le ha chiesto di essere ceduto?
«Per queste cose bastano i procuratori».
Ha parlato di lui come di un giocatore modello eppure lui se ne vuole andare. Non si sente un po’ tradito?
«No. Il calcio è questo. Ci può stare che un ragazzo straordinario come Matteo voglia provare a vincere la Champions. E il Toro la Champions non può vincerla».
Darmian e poi, chi parte?
«Il mio desiderio assoluto è quello di cedere un solo giocatore. E a chi mi dovesse chiedere di partire risponderò come l’anno scorso a Matteo: aspetta un anno».
Risolto tutto con Glik?
«Ci parleremo e affronteremo il discorso. Sono il primo a voler premiare chi fa bene. Come sa perfettamente Glik, visto il regalo cash che gli ho fatto per aver raggiunto i sette gol».
Quanti giocatori mancano alla rosa?
«A ora un centrocampista e un attaccante».
Belotti ha il profilo giusto della punta che cercate?
«Non mi farà dire mezzo nome di quelli che stiamo seguendo, ma, certo, Belotti è un ragazzo molto interessante».
Giovani, tosti e da valorizzare. Benassi, Acquah, Obi e Avelar: c’è una linea comune nel mercato del Toro.
«Abbiamo deciso con Ventura: giocatori che abbiamo esperienza e di grande potenzialità, Benassi è il prototipo del calciatore che cerchiamo. A ora ho tirato fuori 10 milioni senza incassare un quattrino, spese importanti pur di raggiungere in fretta gli obiettivi: ho capito che è più strategico prendere subito un giocatore che stare a trattare su 100mila euro. Magari su un milione sì, ma 100 mila euro…».
A proposito, il presidente della Samp dice che lei ha i soldi di cioccolato.
«Ferrero manco quelli ha».
Al Toro usa il bilancino (che qualcuno chiama braccino). Ma vedremo mai Cairo comprare un giocatore da 15 milioni?
«Con un fatturato da 60 milioni come il nostro, è un rischio elevato puntare su un giocatore da 15. Meglio diversificare, la nostra politica è quella di trovare giovani da 2-3-4 milioni. Se sbaglio il big, la società va in sofferenza. Don’t put all your eggs in one basket…».
Urca.
«Non mettere tutte le tue uova in un cestino. Solo se metti in sicurezza l’azienda puoi investire sul futuro. Appena ho sistemato i conti de La 7 ho comprato una piattaforma per nuove frequenze. Così il Toro: non abbiamo debiti e non ho bisogno di vendere nessuno per far quadrare i conti».
Mancano attaccante e centrocampista: almeno per comprarli dovrà prima vendere o no?
«No. Avevamo un budget mercato a prescindere dalle cessioni. Non l’abbiamo ancora esaurito».
Metà degli 11 milioni spesi fin qui?
«Nessuna cifra, ma diciamo che è interessante».
Quattro anni con Ventura, il segreto?
«Nel calcio quattro anni sono un periodo importante. È un rapporto molto solido, ci fidiamo l’uno dell’altro e per questo andiamo avanti insieme. Vero, siamo una coppia di fatto».
Ma chi porta i pantaloni?
«Meglio se li portiamo tutti e due».
Un occhio in casa d’altri, al Milan: ma lei crede a un socio, Mr Bee, che mette 480 milioni per non comandare?
«Io non l’avrei mai fatto, ma credo sia un’operazione legata alla quotazione nelle borse asiatiche. E per quello che ho letto Berlusconi, come al solito, ha fatto un piccolo capolavoro: ha avuto soldi freschi e tenuto la maggioranza. Straordinario».
Troppe proprietà straniere?
«No, se hanno trasformato la Premier nel campionato più ricco del mondo, possono fare bene anche qui. A patto che siano proprietà chiare».
Usciamo da un anno segnato dal fallimento del Parma, per non parlare di scommesse e scandali assortiti. Riuscirete, voi presidenti, a dare una sferzata al calcio italiano o continuerete a litigare sulle macerie?
«Bisogna gestire meglio la componente costi. Non è possibile introitare 1,2 miliardi dai diritti tv e veder fallire società. Guardi, io non ho votato Tavecchio ma sta facendo bene, la nuova normativa per l’acquisto delle società eviterà altri casi Parma».
Ultima: come farete senza Europa League?
«Ne abbiamo parlato con Ventura, la Coppa Italia sarà la nostra Europa League».