Montezemolo: «Moretti viene da una cultura monopolista» «Contro Ntv ostruzionismo a prescindere e azioni volte a far fallire l’azienda»
di FABIO SAVELLI
L’occasione è maledettamente simbolica e al tempo stesso emotiva. Si tratta della testimonianza al processo per la strage di Viareggio, sovaldi sale dove morirono 31 persone nello scontro tra due convogli. Ne diventa il proscenio per un duro attacco nei confronti del concorrente Trenitalia. Con punte di amarezza anche verso Mauro Moretti, ora al timone di Finmeccanica, all’epoca deus ex machina di Ferrovie dello Stato. A lanciare gli strali di Luca Cordero di Montezemolo, socio di Nuovo Trasporto Viaggiatori (i treni Italo), è ciò che lui definisce «un atteggiamento al limite dell’offensivo sul fatto che la nostra azienda non avrebbe avuto le dimensioni finanziarie per reggere. Fin dal primo giorno abbiamo avuto la sensazione che ci fosse in atto un’azione per portare l’azienda a non sopravvivere».
Le liberalizzazioni
Il tema non presenta i crismi della novità, soprattutto perché una vera ed effettiva liberalizzazione nel settore del trasporto ferroviario non si è mai verificata, seppur Trenitalia è una società formalmente privata e privatizzata e pronta per cedere una quota in Borsa. L’accusa, mossa più volte anche dall’istituto Bruno Leoni, il Sancta Sanctorum delle liberalizzazioni auspicate, rivendicate e mai tradottesi in realtà, è che sotto lo stesso cappello ci sia il gestore della rete (Rete Ferroviaria Italiana) e il principale operatore del mercato (Trenitalia), da qui il fantasma del conflitto di interessi che aleggia da anni. D’altronde si tratta di una società che opera in regime di monopolio sul trasporto regionale (qualche regione peraltro sta cercando di smarcarsi ma nessuno finora è stato in grado di sostenere i costi del servizio pendolare) e invece deve confrontarsi con la rivale Ntv sull’alta velocità.
Il presunto ostruzionismo
Montezemolo ha ricordato che fece delle «dichiarazioni sul fatto che c’era totale mancanza di concorrenza nel Paese. Moretti ci citò per diffamazione, a dimostrazione che quando si parla di problemi che riguardano l’azienda lui si sente investito in prima persona. Niente contro la persona, che considero di grande competenza nel suo mestiere alle Ferrovie, ma ero contro le azioni ostruzionistiche che ci hanno presentato grandi problemi». «C’era una situazione anomala – ha poi esemplificato -: nelle tratte dove c’era concorrenza con noi le tariffe di Fs erano bassissime e dove non c’era concorrenza invece c’erano tariffe alte. Poi finalmente il governo Letta istituì un’authority dei trasporti e noi ci rivolgemmo per vari motivi: accesso alle stazioni, costo del pedaggio, e politica tariffaria».