(Repubblica) Le accuse per l’ex presidente e altre 13 persone sono – a vario titolo – associazione per delinquere, appropriazione indebita, infedeltà a seguito di dazione o promessa di utilità, infedeltà patrimoniale.
MILANO – Massimo Ponzellini, ex presidente della Banca Popolare di Milano, è stato rinviato a giudizio dal gup Alessandra Simion, nell’ambito del procedimento su alcuni finanziamenti sospetti concessi dall’istituto. Il processo inizierà il 16 giugno prossimo davanti i giudici della seconda sezione penale del tribunale di milano. Oltre a Ponzellini, sono state rinviate a giudizio altre 13 persone. Le accuse nei loro confronti sono – a vario titolo – associazione per delinquere, appropriazione indebita, infedeltà a seguito di dazione o promessa di utilità, infedeltà patrimoniale.
Il processo è anche a carico di Antonio Cannalire, considerato il braccio destro di Ponzellini, Francesco Corallo, titolare della società attiva nel settore dei giochi Atlantis/Bplus, l’avvocato Onofrio Amoruso Battista (all’epoca dei fatti probiviro Bpm), Giorgio Bianchino Scudellari (ex consigliere di Bpm), gli imprenditori Rosario Scuteri e Camillo Colella, l’ex consigliere comunale di milano Emilio Santomauro, Luigi Simeoni (lk real estate), Emilio Sacchi (Binda4 srl), Paolo Golzio, Nara Grazioli, Francesco Ranzoni e Alessandro Lamonica (considerato vicino a Corallo).
Secondo l’ipotesi accusatoria, all’interno della Bpm, quando era guidata da Ponzellini, sarebbe stata creata una struttura “parallela e deviata verso interessi personali” che avrebbe erogato prestiti per oltre 230 milioni di euro, in cambio di pagamenti che ammontano complessivamente a circa 2 milioni di euro.
Le indagini sui finanziamenti della Bpm avevano riguardato anche altre due persone, le cui posizioni sono state stralciate. In particolare, la posizione del commerta di Ponzellini, Guido Rubbi è stata trasmessa a Bologna per competenza territoriale. Rubbi era accusato di riciclaggio. Mentre nei confronti di Alberto Tripi, presidente del gruppo Almaviva, è stato dichiarato il non luogo a procedere in quanto è stata ritirata la querela da parte della Bpm. Il reato ipotizzato nei suoi confronti si configurava in una corruzione tra privati. Secondo l’ipotesi accusatoria, l’ex vertice della Bpm avrebbe ricevuto 240mila euro per favorire la società Gmativa srl, facente parte del gruppo Almaviva, “nei procedimenti di concessione e mantenimento del credito bancario” da parte dell’istituto di credito.