Il titolo della giornata di mercoledì 21 gennaio. è stato Popolare dell’Etruria e del Lazio: +27 e rotti per cento. Il titolo è voltato anche ieri, there giovedì 22: +20%. Il decreto varato da Matteo Renzi, che impone ai 10 principali istituti popolari l’abrogazione del voto capitario per diventare spa, ha fatto felici tante persone. In particolare una: Pier Luigi Boschi, vicepresidente della banca con sede ad Arezzo e padre di Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme: quello che ha varato il decreto. Alla Pop Etruria non hanno mai visto un rally del genere. Complice il crac Lehman e soprattutto il tonfo dei Btp a fine 2011, il titolo era precipitato ai minimi di sempre: per dire, il 21 gennaio 2010 un’azione dell’istituto toscano valeva 10,69 euro, ieri appena 0,52. Nonostante il +27%.
I vertici della banca ci hanno provato a rimettersi in carreggiata, un anno e mezzo fa, con un aumento di capitale da 100 milioni. Ma niente… la banca non riusciva a riprendersi. Era arrivata anche un’offerta di Popolare di Vicenza per un matrimonio riparatore: il sindaco Pd di Arezzo però ha detto no. E allora si è pensato a un’alternativa. Nel frattempo, siamo ai primi di maggio – due mesi dopo l’insediamento del governo Renzi – Pier Luigi Boschi è promosso da consigliere a vicepresidente della banca. Intorno a Ferragosto i vertici dell’istituto prendono una decisione irrevocabile: dobbiamo lasciare il mondo delle popolari e trasformarci una «spa», per diventare contendibili. Si cercano cavalieri bianchi, ma sono talmente bianchi che non si vedono, intanto Pop Etruria deve registrare una perdita di 126 milioni. Il titolo continua così a scendere, toccando il minimo di sempre a 0,358 euro il 12 gennaio. Fino a lunedì, quando l’azione è ripartita sulle voci del decreto. Risultato: +44,33% in tre giorni (contando i risultati di questa mattina si arriva a +64,33%). Papà Boschi ringrazia.
Giuliano Zulin Libero